ππ¨ π¬ππ©ππ―π’ ππ‘π?
Questo spiegone lo dedico a una cara ragazza; ci conosciamo da poco, ma QB per istigarmi a cercare curiositΓ nuove e sconosciute (a me, perlomeno). Ed eccovi uno spiegone nuovo di zecca, su un altro proto-dinosauro che ha attraversato il Friuli qualche milione di anni fa.
Le sue orme, o piΓΉ precisamente, le impronte fossili dei suoi piedini, sono esposte a ππ€π§π£π πΌπ«π€π‘π©π§π, all’incrocio tra la SR355 e via Vecchia, insieme a tutto il masso che le contiene.
Come sempre, andiamo per ordine.
E iniziamo circa 250 – 245 milioni di anni fa. La Terra ha appena assistito alla scomparsa dell’80-90% di tutte le specie viventi che la popolavano. Una devastante estinzione di massa, dalle cause ancora sconosciute, ha liberato in un battito di ciglia quasi tutte le nicchie ecologiche, offrendo ampio spazio a nuove specie animali e vegetali per adattarsi ed evolvere.
L’allora Friuli si trova di poco al di sopra del tropico del Cancro; pensate che 200 milioni di anni prima (Ordoviciano) si trovava al Polo Sud. E’ un periodo travagliato: le piattaforme continentali si alzano, si abbassano, sprofondano in mare, riemergono. In questo ambiente, molto probabilmente di mare basso o zone intertidali (il bagnasciuga, per capirci, che viene alternativamente sommerso dalla marea e ne riemerge poche ore dopo) si muovevano i nuovi padroni della Terra.
Un π©ππ©π§ππ₯π€ππ (cioΓ¨ dotato di quattro zampe) in particolare, ha attraversato una di queste aree di acqua relativamente bassa. E come facciamo a saperlo? Ha lasciato le sue impronte sul fondale sabbioso del mare. Avanzava un pΓ² nuotando e un pΓ² camminando, a seconda dell’altezza dell’acqua. Esattamente quello che succederebbe, ad esempio, al nostro cane, quando l’acqua raggiunge un’altezza tale per cui la spinta di Archimede lo solleva quanto basta per non poggiare piΓΉ le zampe sul fondo marino.
E come l’abbiamo capito? Grazie all’intuito di un prete, Don Carlo Gervasi di Udine, che nel 2012 nota un masso calcareo grigio sul greto del rio Avanza, alla congiunzione con torrente Degano. Il masso Γ¨ coperto da 11 depressioni abbastanza regolari che si sono poi rivelate essere i segni di progressione a “π¨ππ’ππ£πͺπ€π©π€”, composte da impronte a tre dita, a un dito solo o addirittura dal solo margine della zampa. La pista si estende per una lunghezza di 1,60 mt. mentre le impronte sono lunghe da 5 a 10 cm. Il macigno ha forma di parallelepipedo irregolare, lungo 200 cm, largo 155 cm e alto 50 cm. I suoi bordi levigati fanno supporre che sia stato trascinato a valle dall’azione dell’acqua del torrente e che quindi possa essere solo una frazione di un ammasso litico molto piΓΉ ampio.
Il ritrovamento viene segnalato al Museo Friulano di Storia Naturale di Udine che lo esamina e le cui deduzioni sono quelle descritte sopra.
Al termine della campagna di studi, il 19 agosto 2017, Γ¨ stato inaugurato “πππͺπ§π€ππππ ” suggellando la sua trascorsa esistenza col posizionamento del masso proprio nel centro cittadino.
Nel testo “Sulle tracce del passato” trovate altre ghiotte e dettagliate informazioni su questo tetrapode e tanti altri che hanno calpestato il Friuli. Il link: https://www.geoparcoalpicarniche.org/wp-content/uploads/2020/12/Sulle-tracce-del-passatoLOW.pdf
E come sempre, vi invito a visitare il sito, per verificare quanto scritto e per ammirare coi vostri occhi l’evidenza della Natura che assiste incurante al succedersi di eventi, anche tragici, ma ne conserva silenziosa memoria.
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