๐๐จ ๐ฌ๐๐ฉ๐๐ฏ๐ข ๐๐ก๐?
“Del maiale non si butta via nulla” รจ un detto che identificava, negli anni di miseria e povertร , quelle piccole economie di sussistenza che potevano permettersi l’allevamento di uno o piรน suini. Tutto, dell’animale macellato, era utilizzato. L’uomo, in tal senso, non ha inventato nulla. Il mondo animale e vegetale, da che mondo รจ mondo (cioรจ dalla comparsa di organismi viventi sulla Terra), consuma tutta la materia organica e la ri-immette nel ciclo dei nutrienti. Nulla va perso, tutto si trasforma.
Rispettando le mie vaghe predilezioni per il macabro, oggi vi illustro per sommi capi come delle carcasse animali, utilizzate sul carnaio allestito presso la Riserva naturale regionale del lago di Cornino, non resti molto da smaltire. Soprattutto dopo che varie specie animali hanno svolto la loro funzione di spazzini alati, e non solo.
Il carnaio della Riserva ha varie funzioni. Attira gli uccelli rapaci e spazzini. Permette agli studiosi la loro osservazione, catalogazione e tracciatura., Favorisce la conoscenza delle specie coinvolte nel progetto di reintroduzione promosso dalla Riserva presso i visitatori. Consente di smaltire fauna incidentata con costi irrisori. Riduce il rischio di contagio da malattie tra animali gregari. Dร l’occasione a me per raccontarvi quanto si siano specializzati gli avventori del “ristorante” della Riserva.
Sappiamo che numerose sono le specie necrofaghe che banchettano su una carcassa. Ma cibarsi esclusivamente e/o selettivamente di una specifica parte dell’organismo, indica un livello superiore di socialitร tra specie presenti in un medesimo habitat o nicchia ecologica.
Si comprende anche che, venendo a mancare un solo anello della complessa catena di “rimozione” della carcassa, gli effetti siano ampi e riguardino tutte le specie viventi in quel determinato territorio. Il carnaio di Cornino, in tal senso, gode ancora di ‘buona salute’, potendo contare sulla presenza di tutti gli attori coinvolti nell’opera. Ma spostiamoci in un ipotetico spazio naturale, in un ecotono (un’area di transizione tra, ad esempio, il margine del bosco e un pratopascolo abbandonato), dove un cervo รจ passato a miglior vita.
Il primo attore, oltre al defunto, รจ il ๐๐ค๐ง๐ซ๐ค ๐๐ข๐ฅ๐๐ง๐๐๐ก๐ (๐๐ฐ๐ณ๐ท๐ถ๐ด ๐ค๐ฐ๐ณ๐ข๐น) che di solito scova la carcassa. E’ attivo fin dall’alba e segnala volutamente la presenza di cibo facile a spazzini alati di maggiori dimensioni. Il corvo, viste le sue ridotte dimensioni, non รจ in grado di ‘accedere’ alle parti piรน gustose e morbide del cervo.
Attende l’arrivo del ๐๐ง๐๐๐ค๐ฃ๐ (๐๐บ๐ฑ๐ด ๐ง๐ถ๐ญ๐ท๐ถ๐ด), un avvoltoio tornato a frequentare le prealpi e alpi friulane. E’ una specie sociale e caccia in compagnia. Volando a grandi altezze, che raggiunge sfruttando le correnti ascensionali, e volteggiando lentamente sul suo territorio di caccia, riesce facilmente a scorgere eventuali carcasse o gruppi di corvi giร sul luogo del delitto. Il primo grifone che adocchia la preda vola a spirali sempre piรน strette verso il basso. Cosรฌ facendo, allerta i suoi compagni di caccia, che lo seguiranno in brevissimo tempo.
Sono animali tendenzialmente timidi ed esitanti, ma visto che sono necrofagi obbligati (si cibano esclusivamente di animali morti), al momento del pasto la competizione per accaparrarsi la maggiore quantitร di cibo disponibile li trasforma in aggressivi competitori. Riescono ad ingurgitare in pochi bocconi talmente tanta carne da non riuscire a riprendere il volo. Ricorrono quindi al rigurgito, per alleggerirsi.
A inizio spiegone ho accennato alla specializzazione degli spazzini alati. Il grifone ne รจ un lampante esempio. Si ciba pressochรฉ esclusivamente delle interiora della carcassa, meglio se in decomposizione. E come raggiunge le interiora? Per la via piรน breve; avete capito, no? Il piumaggio stesso รจ un indizio. Il collo glabro e il bavaglino di piume disposte alla base del collo, consentono al grifone di introdurre la testa nella carcassa senza imbrattare le piume utili al volo, in caso di fuga precipitosa.
La carcassa รจ quindi stata aperta, la pelle non รจ piรน un ostacolo per i necrofagi piรน piccoli, tantomeno la cassa toracica. I grifoni si sono giร abbuffati, abbandonando la scena. E’ il turno del prossimo spazzino, l’๐๐ซ๐ซ๐ค๐ก๐ฉ๐ค๐๐ค ๐ข๐ค๐ฃ๐๐๐ค (๐๐ฆ๐จ๐บ๐ฑ๐ช๐ถ๐ด ๐ฎ๐ฐ๐ฏ๐ข๐ค๐ฉ๐ถ๐ด), specie dominante, per le dimensioni, simili a quelle del grifone. Purtroppo la sua popolazione sta diminuendo drasticamente in Europa, il che, come anticipato sopra, puรฒ mettere a repentaglio tutte le specie viventi connesse al rapace.
Ad ogni modo, l’avvoltoio monaco, dove ancora presente, fa incetta di pelle, muscoli e ossa medie della carcassa. Il suo rostro, eccezionalmente robusto, e le zampe dotate di imponenti artigli, dilaniano il cadavere. Quando non ha proprio fame, se ne sta in disparte, ad attendere momenti meno tumultuosi per saziarsi in tranquillitร .
Il ๐ฃ๐๐๐๐๐ค ๐ง๐๐๐ก๐ (๐๐ช๐ญ๐ท๐ถ๐ด ๐ฎ๐ช๐ญ๐ท๐ถ๐ด) sopraggiunge quando il trambusto provocato dai rapaci piรน grandi รจ ancora in atto. E’ un uccello di medie dimensioni e non puรฒ competere coi cugini maggiori. Ma vola agile e veloce. Compie brevi incursioni aeree mirate a sottrarre brandelli di carne dal cadavere. Oppure approfitta dei modi poco signorili degli avvoltoi intenti a rubarsi il cibo di bocca a vicenda.
Sorte simile tocca al ๐๐๐ฅ๐ค๐ซ๐๐๐๐๐๐ค (๐๐ฆ๐ฐ๐ฑ๐ฉ๐ณ๐ฐ๐ฏ ๐ฑ๐ฆ๐ณ๐ค๐ฏ๐ฐ๐ฑ๐ต๐ฆ๐ณ๐ถ๐ด), che deve accontentarsi degli scarti lasciati dagli altri spazzini. Lembi di pelle, grasso e interiora rappresentano la sua frazione di cibo. Il suo nome suggerisce una stretta convivenza con la pastorizia. Infatti รจ tra i primi necrofagi a raggiungere un cadavere; meglio se ovino, stando alle sue preferenze alimentari.
E quando dell’animale non rimangono che le ossa, ecco presentarsi il ๐๐๐ฅ๐๐ฉ๐ค (๐๐บ๐ฑ๐ข๐ฆ๐ต๐ถ๐ด ๐ฃ๐ข๐ณ๐ฃ๐ข๐ต๐ถ๐ด). Il grande avvoltoio, tipico delle regioni alpine, predilige le ossa e il midollo del cadavere. Preleva le ossa lunghe, quelle delle zampe ad esempio, con gli artigli. Si solleva in volo di una decina di metri e lascia cadere il suo fardello su rocce piatte e oblique, in modo che si spezzino in parti piรน piccole. Che il gipeto prontamente deglutisce, eliminando anche questa componente organica dalla scena.
Di sera, al calar del buio, si affaccia l’ultimo spazzino, privo di ali. E’ la ๐ซ๐ค๐ก๐ฅ๐ (๐๐ถ๐ญ๐ฑ๐ฆ๐ด ๐ท๐ถ๐ญ๐ฑ๐ฆ๐ด), onnivoro opportunista; mangia cioรจ tutto quello che trova nel suo areale. Approfitta delle tenebre, quando gli uccelli rapaci diurni hanno abbandonato la carcassa, temendo di essere predati a loro volta. Fa piazza pulita di ciรฒ che รจ rimasto di commestibile. La volpe, insieme al lupo e allo sciacallo dorato – specie di canide di recente apparizione in Italia – sono in apparenza l’ultima maglia di questa lunga catena trofica.
Non รจ proprio cosรฌ, perรฒ. Non dimentichiamoci dei decompositori e detritivori, che lavorando di fino e di nascosto, immettono di fatto i nutrienti nel ciclo. Senza di loro saremmo sommersi di “materia organica di rifiuto”, perchรฉ anche gli spazzini alati, prima o poi completano il loro ciclo digestivo o vitale. Ci siamo capiti, vero?
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