Carlino e l’arcivescovo

𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
A 𝘊𝘢𝘳𝘭𝘪𝘯𝘰, comune della Bassa Friulana, si trova l’unica chiesa friulana dedicata a san 𝘛𝘩𝘰𝘮𝘢𝘴 𝘉𝘦𝘤𝘬𝘦𝘵, arcivescovo di Canterbury, assassinato il 29 dicembre 1170 su commissione del re d’Inghilterra, Enrico II (padre di Riccardo Cuor di Leone). L’arcivescovo si pronunciò con veemenza contro le intenzioni del suo re, che voleva ridimensionare il potere del clero e subordinarlo alla giustizia laica; per metterlo a tacere, venne decapitato a colpi di spada da quattro cavalieri fedeli al re, proprio nella sua cattedrale.

Ma cosa lega il santo alla terra friulana?
Un antico racconto, risalente al XIV secolo, narra che dei ragazzi si recarono sulle sponde del fiume Zellina, che attraversa Carlino, a trascorrere un pomeriggio di giochi e svago. In un cespuglio rinvengono un teschio sbiancato dal Sole. Dopo esserselo lanciato, il teschio cade in acqua e i ragazzi se ne scordano. Poco tempo dopo, il macabro reperto ricompare nello stesso cespuglio e i ragazzi, meravigliati, tornano a giocarci. Un lancio troppo lungo e del teschio si perdono nuovamente le tracce. Trascorrono pochi minuti ed eccolo di nuovo lì, nell’arbusto.

A questo punto i ragazzi sono decisamente spaventati e corrono in paese a raccontare gli eventi del pomeriggio agli anziani. Questi incaricano dei baldanzosi giovanotti di recuperare il teschio, montare sui loro cavalli, attraversare la pianura friulana e abbandonarlo nel punto più lontano che avessero raggiunto prima del calar del Sole. Al loro ritorno, il teschio è già in attesa nel solito cespuglio. Agli anziani non restò altro da fare che erigere una chiesa proprio nel luogo del macabro ritrovamento, dando degna sepoltura al resto mortale, e di dedicarla al santo decapitato.

Sorge spontanea la domanda: come finì a Carlino il teschio di Thomas Becket? Riccardo Cuor di Leone, al rientro dalla terza Crociata (1192) fece naufragio nell’alto Adriatico (probabilmente a Lignano) e fu costretto ad abbandonare, pur di aver salva la vita, ingenti ricchezze e numerose – non meglio precisate – reliquie proprio dell’arcivescovo giustiziato dal padre.

Della chiesa dedicata al santo esistono testimonianze databili al 1365; venne successivamente rimaneggiata, ampliata e restaurata (fine ‘600, inizio ‘700) fino ad assumere l’aspetto odierno. Permane il mistero di dove sia finito il teschio.
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