𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
Tiziana Weiss, 26 anni soltanto, ma una vita ricca di esperienze, progetti, sogni nel cassetto e imprese portate a termine col sorriso sulle labbra.
Nasce a Trieste il 2 febbraio 1952 da genitori attivi nel la sezione CAI “XXX Ottobre” della città; il padre ricopre il ruolo di dirigenza della società per alcuni anni. La folgorazione ce l’ha a 12 anni, in gita ai Cadini di Misurina, quando osserva una cordata rientrare da un’ascesa. Si fa insistente coi genitori e inizia a scalare in Val Rosandra, supportata, nonostante la giovane età, da scalatori storici e collaudati.
Conosce Enzo Cozzolino, suo compagno di scalate, con cui apre numerose vie in Val Rosandra e ben oltre. Arrampica su calcare, dolomia e granito spaziando lungo tutto l’arco alpino, affrontando il sesto grado da capocordata, mai come sfida o come conquista personale.
Lei cerca la metafora di un percorso di vita nelle rocce che affronta con leggiadria, ma estrema serietà e competenza.
La morte di Enzo (1972) ne segna la giovane vita, lei prende dolorosamente coscienza con la sua assenza e trasforma l’evento in ulteriore motivazione. Conosce e arrampica con Gian Piero Motti, Alessandro Gogna e gli alpinisti del “Nuovo Mattino”, Peter Habeler, Franco Piana, Piero Mozzi (in foto).
Compie centinaia di ascese dolomitiche in poco meno di 4 anni e per i meriti alpinistici, nel 1975, le viene conferito il Premio Panathlon Sport e Studio. Dopo essersi laureata in Scienze Naturali, si dedica all’insegnamento.
Ma la montagna chiama e alza il tiro: nel 1977 partecipa a una spedizione sull’Annapurna, dove si adopera ad attrezzare i campi intermedi per la cordata di punta. Purtroppo non ci sarà alcuna vetta per cui festeggiare: un compagno perde la vita e l’esasperante spedizione di soccorso di un altro compagno assorbisce tutte le forze del gruppo superstite.
Le dinamiche del gruppo, dove ogni componente da forma al successo (o insuccesso), cambia la visione di Tiziana nei confronti della montagna. Lunghe ore di attesa, di programmazione, di silenzio le fanno apprezzare ritmi completamente diversi dall’arrampicata in cordata. Decide di riprovarci nel 1980, partecipando a una spedizione che si propone di salite in vetta all’Everest.
Ma la montagna ancora una volta cambia le carte in tavola: il 23 luglio 1978 è sulla via Frisch-Corradini alla Pala del Rifugio nelle Pale di San Martino, una salita già percorsa. Cade durante una manovra di corda, per lo sciogliersi di un nodo, e muore tre giorni dopo nell’ospedale di Verona.
Riposa nel piccolo cimitero di Barcola alle porte di Trieste.
In Friuli VG abbiamo diverse occasioni per ricordarci di Tiziana. Un 𝘪𝘴𝘵𝘪𝘵𝘶𝘵𝘰 comprensivo a Trieste. La 𝘝𝘦𝘥𝘦𝘵𝘵𝘢 omonima, una terrazza panoramica a picco (159 mt. s.l.m.) su un costone roccioso da cui si ammira un panorama che spazia dal castello di Duino fino alla pagina di Grado e all’Istria. Un 𝘴𝘦𝘯𝘵𝘪𝘦𝘳𝘰 𝘯𝘢𝘵𝘶𝘳𝘢𝘭𝘪𝘴𝘵𝘪𝘤𝘰, corredato di cartellonistica informativa, che parte dal passo Pura e si snoda lungo le pendici del Monte Tinisa. Lo consiglio vivamente, specie nella stagione delle fioriture: si possono osservare numerose specie di orchidee piuttosto difficili da trovare altrove, raponzoli alpini, stelle alpine e, in generale, una vastissima palette di colori.
Parole sue:«𝘓𝘰𝘳𝘰, 𝘨𝘭𝘪 𝘢𝘮𝘪𝘤𝘪. 𝘓𝘰𝘳𝘰, 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘭𝘢 𝘮𝘪𝘢 𝘤𝘪𝘮𝘢, 𝘦 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘷𝘦𝘵𝘵𝘢 𝘰𝘨𝘨𝘪 è 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘢 𝘮𝘦 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘢»
ᶠᵒᵗᵒ: ʰᵗᵗᵖˢ://ᵍᵒᵍⁿᵃᵇˡᵒᵍ.ˢʰᵉʳᵖᵃ⁻ᵍᵃᵗᵉ.ᶜᵒᵐ/ᵗⁱᶻⁱᵃⁿᵃ⁻ʷᵉⁱˢˢ⁻ᵛᵉˢᵗⁱᵛᵃ⁻ᵈⁱ⁻ᵃᶻᶻᵘʳʳᵒ⁻ᵉ⁻ⁿᵒⁿ⁻ᵈⁱ⁻ʳᵒˢᵃ/