𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
Mi è stato chiesto da cosa sia formato il tronco di un albero. Colui che me l’ha chiesto forse si aspettava una risposta articolata, ma non credo di aver soddisfatto la sua curiosità. Avendo studiato l’argomento tanto tempo fa, ho colto l’occasione per infrescare le nozioni di botanica di base. Ed oggi vi tocca ripassare insieme a me.
Innanzitutto, qual è la funzione del tronco, o meglio, del 𝙛𝙪𝙨𝙩𝙤 𝙡𝙚𝙜𝙣𝙤𝙨𝙤? Deve 𝘴𝘰𝘴𝘵𝘦𝘯𝘦𝘳𝘦 la pianta nella posizione fisiologica, prostrata, rampicante o eretta che sia. 𝘊𝘰𝘯𝘵𝘪𝘦𝘯𝘦 𝘭𝘦 𝘳𝘪𝘴𝘦𝘳𝘷𝘦 di sostanze nutrienti, specie nei periodi in cui la fotosintesi non è così efficiente (ad esempio d’inverno o durante periodi siccitosi). 𝘛𝘳𝘢𝘴𝘱𝘰𝘳𝘵𝘢 𝘦 𝘥𝘪𝘴𝘵𝘳𝘪𝘣𝘶𝘪𝘴𝘤𝘦 le stesse sostanze nutritive per tutta la lunghezza dell’individuo. 𝘊𝘰𝘯𝘯𝘦𝘵𝘵𝘦 le differenti parti (rami/foglie e radici) della pianta.
Un tronco è solitamente di sezione pressochè circolare e di forma allungata. Contiene lignina e oltre ad allungarsi col passare degli anni, aumenta anche di diametro, grazie agli anelli di accrescimento. La sezione di un fusto legnoso ne rivela le parti costituenti. Sono sei, concentriche, e le vediamo nel dettaglio, partendo dall’interno.
Il 𝙢𝙞𝙙𝙤𝙡𝙡𝙤 è la parte più interna del tronco. Negli individui vetusti sparisce, lasciando cavità che compromettono la resistenza della pianta. In quelle più giovani svolge anche funzione di riserva dei nutrienti.
Il 𝙙𝙪𝙧𝙖𝙢𝙚 o cuore è la sezione più spessa e vetusta del tronco. Svolge solamente funzione di sostegno e da esso si ricava il legno (detto massello) che utilizziamo nelle varie industrie. Il 𝙡𝙚𝙜𝙣𝙤 𝙢𝙖𝙨𝙨𝙚𝙡𝙡𝙤 è molto pregiato per le cellule compatte, dure e consistenti del durame. E’ di colore scuro perché intriso di sostanze fenoliche, indispensabili nella lotta contro i parassiti e la putrefazione.
L’𝙖𝙡𝙗𝙪𝙧𝙣𝙤 è la sezione più giovane del tronco. Al suo interno scorre la linfa grezza (acqua e sali minerali) che sale dalle radici per raggiungere le periferie più alte dell’individuo, sfidando la gravità. All’inizio di ogni inverno l’anello di alburno più vecchio, quello a contatto con il durame, viene assorbito da quest’ultimo, perdendo così anche le funzioni di trasporto della linfa. Il cosiddetto 𝙡𝙚𝙜𝙣𝙤 𝙢𝙖𝙨𝙨𝙞𝙘𝙘𝙞𝙤 utilizzato nell’industria del legname da opera e da brucio è composto da sezioni di alburno unito a durame.
Il 𝙘𝙖𝙢𝙗𝙞𝙤 è la zona di generazione di nuovo legno. Ogni anno il cambio crea nuove fibre, dirette internamente verso l’alburno (o generico legno) ed esternamente a formare il libro (o floema).
Il 𝙡𝙞𝙗𝙧𝙤 o 𝙛𝙡𝙤𝙚𝙢𝙖 è l’anello immediatamente sottostante alla corteccia ed è materia viva. Di spessore sottile e di consistenza morbida, serve a proteggere l’albero dall’umidità e a trasportare la linfa elaborata (soluzione acquosa, saccarosio prodotto dalla fotosintesi e sali minerali) dalle foglie verso le restanti parti dell’individuo. Ogni anno, quindi ad ogni aumento di un anello di accrescimento, il libro viene lacerato e ricostruito dal cambio.
La 𝙘𝙤𝙧𝙩𝙚𝙘𝙘𝙞𝙖 rappresenta l’anello esterno, formato da materiale organico ormai morto. Ha funzione di riserva dei nutrienti in periodi di magra e di protezione da agenti atmosferici e parassiti – insetti e funghi.
A tenere unite, coese e connesse tutte queste sezioni del fusto legnoso, ci pensano i 𝙧𝙖𝙜𝙜𝙞 𝙢𝙞𝙙𝙤𝙡𝙡𝙖𝙧𝙞. Si sviluppano radialmente, attraversano tutto il tronco e mettono in comunicazione il midollo con la corteccia.
Gli 𝙖𝙣𝙚𝙡𝙡𝙞, come già scritto, aumentano ogni anno. Riflettono le condizioni atmosferiche, climatiche, dei nutrienti dell’anno appena trascorso. Periodi siccitosi o particolarmente piovosi, eventi atmosferici estremi (grandinate, trombe d’aria, nevicate eccezionali), oppure attacchi di parassiti, sono tutti registrati negli anelli. Ad un esame attento, gli anelli sono due, di colore e spessore diversi.
Le piante si nutrono, salvo condizioni climatiche eccezionali, durante la primavera e l’autunno. Necessitano di acqua e sali minerali e di temperature fra i 3° e 35° C. Durante i mesi primaverili si forma quindi un anello di colore chiaro, più spesso, grazie all’abbondanza di nutrienti assorbiti dalla pianta. L’anello autunnale invece è più scuro e sottile, preludendo alla stasi invernale a cui la pianta sta andando incontro.
Il numero e le caratteristiche degli anelli sono studiati dalla 𝙙𝙚𝙣𝙙𝙧𝙤𝙘𝙧𝙤𝙣𝙤𝙡𝙤𝙜𝙞𝙖, che riesce a determinare l’età di un fusto, nonché le condizioni climatiche o ambientali che lo hanno accompagnato nella sua vita. So che da oggi osserverete i fusti con occhi diversi e ne apprezzerete ancora di più l’imponenza e resistenza, tenuto conto che gli individui più anziani hanno vissuto periodi storici e ambientali anche poco gradevoli.
ⁱᵐᵐᵃᵍⁱⁿᵉ: ʰᵗᵗᵖˢ://ʷʷʷ.ᶠᵛᵍᵘⁱᵗᵃʳˢ.ᶜᵒᵐ/ⁱˡ⁻ˡᵉᵍⁿᵒ/ˡᵃ⁻ˢᵗʳᵘᵗᵗᵘʳᵃ⁻ᵈᵉˡ⁻ᶠᵘˢᵗᵒ.ʰᵗᵐˡ