𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
Il Friuli collinare offre numerose testimonianze delle popolazioni che vi hanno vissuto e sono transitate. Per il suo clima, la posizione geografica e le risorse, la zona a nord delle Risorgive (quindi al riparo dalle zone acquitrinose che si sviluppavano al di sotto) e tra gli alvei dei fiumi Tagliamento e Torre, testimonia ancora oggi una vivace presenza protostorica di genti dalle origini più varie.
A ridosso della frazione di 𝙑𝙞𝙡𝙡𝙖𝙡𝙩𝙖 (comune di Fagagna) spicca una collina erbosa insolita, dalla forma chiaramente non naturale. Immersa nel verde dei campi coltivati, questa struttura troncoconica dalle dimensioni di 20×30 metri alla base e alta 4,5 metri, c’è la tùmbare (o tùmbule) di 𝙁𝙤𝙨𝙘𝙟𝙖𝙣. Indagini storiche e geofisiche non invasive hanno accertato l’origine artificiale del cumulo, rilevando anche anomalie dovute alla presenza di una calotta di ciottoli atta a proteggere un’antica sepoltura.
In altri tumuli sono state effettuate indagini approfondite, con scavi e dissotterramenti, come ad esempio in quella di Mereto di Tomba o dei Prati di Tomba, vicino a S. Osvaldo di Udine. Invece il tumulo di Tomba di Buja, di cui si ha testimonianza scritta, è scomparso, probabilmente spianato per fini agricoli.
I toponimi, anche in questo caso, svelano le origini dei luoghi.
Queste tipologie di sepolture sono di fatto tutte databili all’età del bronzo (1800 – 1150 a.C.) e sono numerose quelle ad oggi ancora visibili, oltre alle già citate: Spilimbergo, Flaibano, Coseano, Campoformido, Basiliano. Associando le tùmbare ai successivi castellieri (di cui seguirà spiegone) possiamo facilmente immaginare una pianura friulana punteggiata da innumerevoli costruzioni e rilievi artificiali.
Ma come si erigeva una tùmbare? In seguito alla morte di un capotribù o una figura eminente del clan (uno sciamano, un artigiano o un cacciatore particolarmente abile, etc), il corpo era collocato in uno scavo interrato, rivestito di legno. Questo era poi ricoperto da ciottoli regolari a formare un primo cumulo. Al di sopra veniva deposta terra fino ad elevare sufficientemente il sito e renderlo visibile a distanza. Un sentiero a spirale permetteva di raggiungerne comodamente la sommità. Le collinette divennero, col passare del tempo, delimitazioni territoriali nonché luoghi dove officiare riti e cerimonie collettive. I clan intervennero accrescendone ulteriormente le dimensioni e la visibilità per onorare l’antenato comune e permettere raduni e celebrazioni sempre più numerose.
In periodi più recenti sono poi state piantumate, soprattutto con 𝙩𝙞𝙜𝙡𝙞 𝙣𝙤𝙨𝙩𝙧𝙖𝙣𝙞 (𝘛𝘪𝘭𝘪𝘢 𝘱𝘭𝘢𝘵𝘺𝘱𝘩𝘺𝘭𝘭𝘰𝘴), ritenuti sacri dalle antiche popolazioni germaniche e slave. L’usanza, evidentemente importata, è conservata ancora oggi e, in numerosi paesi della Bassa Friulana, il tiglio campeggia nel centro urbano, invitando i residenti a godere dell’ombra offerta. Forse aleggiano nell’aria ancora le voci degli antenati, intenti a prendere decisioni fondamentali per le comunità, protetti delle fronde beneauguranti della pianta.
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