Il cortese Ulrico

𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
Anche il Friuli VG è stato teatro di sfide a “singolar tenzone”, giostre fra nobili e tornei cavallereschi.

E’ il poeta – cantastorie Ulrich (o Ulrico) von Liechtenstein, nato verso l’anno 1200 da un ciambellano stiriano, cresciuto alla corte del marchesato d’Istria, nominato cavaliere nel 1223, a raccontarcene alcune. O meglio, a dettarne alcune ai suoi menestrelli, essendo lui analfabeta.

Il suo poema strofico, datato 1255 e chiamato “𝘍𝘳𝘢𝘶𝘦𝘯𝘥𝘪𝘦𝘯𝘴𝘵” (Servizio delle Dame), racconta del “𝘔𝘪𝘯𝘯𝘦𝘯𝘥𝘪𝘦𝘯𝘴𝘵” (Servizio amoroso cortese), dedicato alla duchessa Beatrice di Merania e compiuto viaggiando da Venezia alla Boemia.

Attraversò obbligatoriamente anche il Friuli, toccando nell’ordine: “… Scesin (𝙎𝙖𝙘𝙞𝙡𝙚, dove combatte contro Meinardo II, conte di Gorizia), Ulrico (𝙎𝙖𝙣𝙩’𝙊𝙙𝙤𝙧𝙞𝙘𝙤, dove sfida Ottone di Spengenberch – Spilimbergo), Clemun (𝙂𝙚𝙢𝙤𝙣𝙖, dove lo attende un campione locale, tale Mattia), Passo Chiusa (𝘾𝙝𝙞𝙪𝙨𝙖𝙛𝙤𝙧𝙩𝙚), 𝙏𝙖𝙧𝙫𝙞𝙨𝙞𝙤…” per poi sconfinare in Austria.

Perché mai un viaggio d’iniziazione o “per donare sè stesso al servizio della nobildonna che aveva rapito il suo cuore” di un rampollo ‘austriaco’ dovrebbe essere rimasto negli annali della storia friulana? Certo non per le lotte all’ultimo sangue, il clangore dei ferri o gli squilli di tromba, nemmeno per l’eco storica delle vittorie o sconfitte dei nobili coinvolti.

Il nostro Ulrico indossava sopra alla sua armatura un travestimento… da Venere. Infatti il suo intento era di “ammaestrare i cavalieri che incontrerà lungo il suo viaggio ai modi con cui meritarsi o conquistare l’amore di una donna valente”. E’ un compito delicato e riservato alla dea dell’amore, Venere appunto.

La dea donerà un anello d’oro ad ogni cavaliere che vorrà sfidarla; anello che il cavaliere farà recapitare alla dama a lui più cara e che ha la virtù di rendere ella più accondiscendente e benevola nei suoi confronti. Le regole sono poche e chiare: se vince la dea, il cavaliere dovrà inchinarsi verso i 4 angoli del mondo, a onorare il genere femminile; se la dea perde, il cavaliere s’impossesserà di tutti i cavalli della dea.

E i cavalieri che non rispondessero alla sfida di Venere? Verranno banditi dall’amore e non conosceranno più alcuna donna valente.

Terminato il “servizio amoroso cortese” (quel 𝘔𝘪𝘯𝘯𝘦𝘯𝘥𝘪𝘦𝘯𝘴𝘵 di cui sopra) Ulrico torna da Beatrice, convinto di aver conquistato il suo cuore. Ma la dama, per nulla cortese, gli chiede un ultimo e crudele pegno d’amore: il taglio del dito a cui lui porta l’anello con lo stemma famigliare.

Ulrico, forse preso alla sprovvista da tale richiesta, o solo obnubilato dal forte sentimento che lo ha spinto a vivere le succitate avventure, provvede al taglio del dito e lo fa recapitare, assieme all’anello, alla nobildonna. Questa lo respingerà motivando la sua decisione con la poca determinazione (e tanta dabbenaggine) del cavaliere dalle sembianze femminee.

Attorno al 1240 sposa Bertha von Weizenstein, dando finalmente requie al suo cuore in pena e al suo spirito ramingo.

Consiglio la lettura, a tratti esilarante, ma molto interessante e dettagliato, del libro “𝘐𝘭 𝘍𝘳𝘪𝘶𝘭𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘦𝘴𝘴𝘶𝘯𝘰 𝘤𝘰𝘯𝘰𝘴𝘤𝘦” di Angelo Floramo.
ᶠᵒᵗᵒ: ᵁˡʳⁱᶜᵒ ᵛᵒⁿ ᴸⁱᶜʰᵗᵉⁿˢᵗᵉⁱⁿ ⁱⁿ ᵘⁿᵃ ᵐⁱⁿⁱᵃᵗᵘʳᵃ ᵈᵉˡ ᶜᵒᵈⁱᶜᵉ ᴹᵃⁿᵉˢˢᵉ ⁽ᴴᵉⁱᵈᵉˡᵇᵉʳᵍ, ᵁⁿⁱᵛᵉʳˢⁱᵗäᵗˢᵇⁱᵇˡⁱᵒᵗʰᵉᵏ, ᶜᵒᵈ. ᴾᵃˡ. ᴳᵉʳᵐ. ⁸⁴⁸⁾.

Miniatura raffigurante Ulrich von Liechtenstein, travestito da Venere