Uva della volpe

𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
La tassonomia binomiale, cioè la nomenclatura di tutti gli esseri viventi della Terra composta da due nomi, uno generico (del genere) e uno specifico (della specie), a volte fornisce informazioni tendenziose o errate. Basti pensare alle piante cosiddette “medicamentose” del passato (la hepatica, la pulmonaria: a molte di loro venivano attribuite proprietà curative o lenitive. Salvo poi scoprire che erano tossiche, anche a piccole dosi.

La pianta che in questi giorni si fa notare nel sottobosco è la 𝙐𝙫𝙖 𝙙𝙞 𝙑𝙤𝙡𝙥𝙚 o 𝘗𝘢𝘳𝘪𝘴 𝘲𝘶𝘢𝘥𝘳𝘪𝘧𝘰𝘭𝘪𝘢. Il nome generico ‘Paris’ è di dubbia provenienza. Secondo alcuni viene da pār, păris (= pari, uguale) in riferimento alla regolarità della disposizione delle foglie, che solitamente sono 4. Altra etimologia, molto più discutibile, lo fa derivare da Πάρις (in latino Păris, ĭdis = Paride), figlio di Priamo, responsabile, suo malgrado, della guerra di Troia e della distruzione della sua città. Forse la bacca in qualche modo ricorda il pomo della discordia causa scatenante del destino infausto di Troia.

Invece quello specifico è chiaro: 4 foglie disposte in verticillo (cioè che dipartono tutte da uno stesso punto lungo il fusto, a raggera). Ma come potete osservare nella foto sotto, scattata da me, le foglie non sono sempre 4. Possono essere 3, 5 o addirittura 6.
Il nome comune invece è interessante, perchè pare che la 𝙗𝙖𝙘𝙘𝙖, che cresce al centro della pianta, rappresenti un goloso spuntino della volpe. Che ovviamente è immune alla tossina contenuta.

Come larga parte della flora presente in Friuli VG, anche questa è 𝙩𝙤𝙨𝙨𝙞𝙘𝙖 in ogni sua parte, ma soprattutto la bacca, che contiene saponine, asparagina e resine. L’ingestione di una manciata di esse, facilmente scambiate per mirtilli, può portare a conseguenze anche letali. Il fatto che cresca nei boschi umidi di latifoglie e conifere, preferibilmente all’ombra, può renderne più facile il riconoscimento. Tende infatti a preferire boschi maturi o vetusti, diventando quindi un’ottima 𝙗𝙞𝙤-𝙞𝙣𝙙𝙞𝙘𝙖𝙩𝙧𝙞𝙘𝙚. Gestioni boschive errate o diradamenti eccessivi portano alla scomparsa della pianta.

Finisco lo spiegone con alcune presunte proprietà fitoterapiche della medicina popolare. La bacca veniva usata per riportare alla ragione le menti ottenebrate da incantesimi o corpi in preda ad attacchi epilettici. Però attenzione: doveva essere somministrata in numero dispari, per riportare l’equilibrio mentale nelle persone “sfasate” o “spaiate”.
ᶠᵒᵗᵒ: ᵐⁱᵃ / ᴾᵃᵗʳⁱᶻⁱᵃ ᶠᵉʳʳᵃʳⁱ ⁽ᵇᵃᶜᶜᵃ⁾ ᵖᵉʳ ᴬᶜᵗᵃ ᴾˡᵃⁿᵗᵃʳᵘᵐ

Paris quadrifolia
Paris quadrifolia, foto mia
Bacca di Parsi quadrifolia
Bacca di Paris quadrifolia