𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
In Italia sono presenti due specie di ragni con “rilevanza medica”, o meglio, il cui veleno può effettivamente causare qualche danno grave. Una specie è il ragno violino (𝘓𝘰𝘹𝘰𝘴𝘤𝘦𝘭𝘦𝘴 𝘳𝘶𝘧𝘦𝘴𝘤𝘦𝘯𝘴) che ospitiamo anche in Friuli VG e di cui pubblicherò uno spiegone più avanti, quando tornerà a farsi vivo in natura, ai primi caldi.
L’altra specie, secondo me molto affascinante, è la 𝙢𝙖𝙡𝙢𝙞𝙜𝙣𝙖𝙩𝙩𝙖 (𝘓𝘢𝘵𝘳𝘰𝘥𝘦𝘤𝘵𝘶𝘴 𝘵𝘳𝘦𝘥𝘦𝘤𝘪𝘮𝘨𝘶𝘵𝘵𝘢𝘵𝘶𝘴) o vedova nera mediterranea, lontana parente della vedova nera americana, ben più letale. Preferisce le regioni italiane più temperate e meridionali, in Friuli VG non se ne sono ancora viste, in natura (invece nella vicina Istria è presente).
Andiamo per ordine: praticamente tutti i ragni sono velenosi, cioè dotati di ghiandole velenifere, che secernono il veleno, e cheliceri, che possono iniettarlo nel malcapitato. Produrre veleno ha un costo energetico, motivo per cui nessun ragno morde per svago o divertimento. Lo fa unicamente per predare o difendersi. A seconda della specie, dopo aver inoculato il veleno, il ragno ne resta privo per un certo lasso di tempo: situazione pericolosa per un animale così piccolo e fragile. Quindi il morso è davvero l’ultima ratio.
Ma passiamo alla nostra vedova nera a chiazze: sono solitamente 13, da cui il nome specifico, rosse su sfondo nero lucido. Ma se ne possono contare anche di meno, non essendo il pattern fisso. Ha evidente scopo aposematico: avverte i potenziali predatori che non è proprio il caso di provarci. E’ presente un accentuato 𝙙𝙞𝙢𝙤𝙧𝙛𝙞𝙨𝙢𝙤 𝙨𝙚𝙨𝙨𝙪𝙖𝙡𝙚 (cioè le differenze morfologiche tra maschi e femmine): il maschio è lungo 5-7 mm e ha macchie bordate di bianco; la femmina è lunga il doppio e le macchie non hanno bordi.
Il nome del genere (Latrodectus) invece è un po’ più allarmante: dal greco λάϑρᾳ «a tradimento» e δήκτης «che morde».
Non tutti i ragni catturano le loro prede tessendo le classiche ragnatele. Uno è questo: https://www.tangia.it/napoleone-sul-ragno/
Invece la malmignatta ne tesse uno a 𝘨𝘳𝘰𝘷𝘪𝘨𝘭𝘪𝘰: costruita a forma di cupola poco tesa agganciata a ramoscelli e ad erba medio-alta oppure sotto rocce sporgenti, fra sassi e muretti. La vera e propria trappola è rappresentata da dei fili di seta pendenti e ricoperti di goccioline collose alle quali le prede restano invischiate.
Giustamente anche l’accoppiamento ha degli aspetti curiosi, a parte il cannibalismo post-coito piuttosto efferato. Il maschio, in prossimità della sua ultima (in ogni senso) muta, che lo renderà sessualmente attivo, si approccia alla femmina e le lega le zampe con fili di seta, compie l’atto riproduttivo e attende la propria fine. Ovviamente la femmina si risente per il bondage e si accanisce sul partner, facendone un abbondante pasto che permetterà la deposizione di voluminosi ovisacchi, dove crescere la prole.
Una specie affine (𝘓𝘢𝘵𝘳𝘰𝘥𝘦𝘤𝘵𝘶𝘴 𝘩𝘢𝘴𝘴𝘦𝘭𝘵𝘪) vede invece il maschio immolarsi volontariamente per il bene della cucciolata: come un cagnolino in attesa di grattini, lui si mette pancia all’aria, di fronte alle mandibole della signora vedova. Sembra che da maschi divorati nascano cucciolate di ragnetti più numerose: insomma, mamma ragno apprezza il gesto e depone un numero maggiore di uova, come ringraziamento postumo.
Dicevamo della rilevanza medica: farsi mordere, per l’uomo, è un’eventualità davvero remota. Ma è bene sapere che il veleno della malmignatta è composto da 146 tossine proteiche di cui un 30% non ha ancora un effetto ben noto. La componente principale si chiama 𝙡𝙖𝙩𝙧𝙤𝙩𝙤𝙨𝙨𝙞𝙣𝙖 ed è una potente neurotossina in grado di bloccare la trasmissione dell’impulso nervoso nei motoneuroni e portare di conseguenza alla paralisi muscolare. I sintomi sono: forti crampi muscolari, irrigidimento dei muscoli addominali, espressioni facciali corrucciate, sudorazione, malessere, nausea, vomito, febbre, ipertensione e tremore.
Il trattamento, se tempestivo, anche con antidoto specifico, risolve l’emergenza nel 99,5% dei casi (con pur sempre 5 decessi ogni 1000 morsi accertati). In Italia si ha certezza di 4 decessi negli ultimi 50 anni.
Mi pare un motivo sufficiente per non infastidire la timida e riservata bestiola.
ᶠᵒᵗᵒ: ᵂⁱᵏⁱᵖᵉᵈⁱᵃ
