𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
I 𝘧𝘶𝘤𝘩𝘪, i maschi delle api, conducono una vita sostanzialmente molto diversa dalle loro sorelle, siano esse operaie, regine vergini o riproduttive. Morfologicamente si presenta più lungo e tozzo delle operaie, con occhi enormi e ali lunghe; ha un cervello decisamente più piccolo delle sorelle; non è dotato di pungiglione, quindi è inutile ai fini della difesa dell’alveare; ha una lingua troppo corta e inadatta a bottinare (raccogliere il nettare); non ha nemmeno le sacche per raccogliere il nettare; per raggiungere l’età adulta dev’essere accudito con maggiore cura e per più tempo rispetto alle sorelle, rappresentando un peso per l’intera struttura sociale dell’alveare.
E a che serve dunque il fuco? A quello, solo a quello: fecondare le regine vergini.
Raggiunti i 15 giorni di età, lui è pronto; abbandona la sicurezza dell’alveare e raggiunge dei punti d’incontro, dove accorrono altre centinaia di fuchi come lui e decine di regine pronte per essere fecondate. A una regina servono da 10 a 100 fuchi per riempire la propria spermateca e garantire la deposizione di uova per gli anni a venire. E i fuchi che non partecipano all’evento? Diventano cibo per i numerosi uccelli insettivori che approfittano dell’assembramento: volando al di sopra degli individui coinvolti nella fecondazione, formano uno scudo e si sacrificano per il bene dell’altrui progenie. Invece i maschi che hanno svolto il loro compito muoiono, in seguito allo scoppio degli organi riproduttivi, causato dall’accoppiamento stesso.
I fortunati fuchi che sopravvivono all’ecatombe si devono arrangiare per i 30 giorni di vita che gli restano: non verranno più ospitati nell’alveare di provenienza. Troveranno riparo in natura, dentro la corolla di un fiore.
ᶠᵒᵗᵒ: ᶜᵃˢᵃ ᵈᵉˡˡᵉ ᶠᵃʳᶠᵃˡˡᵉ, ᴮᵒʳᵈᵃⁿᵒ
Direi che la giornata è azzeccatissima per questo spiegone!!!!
La pubblicazione del post, intendo come data, non era intenzionale. Però effettivamente ci sta. C’è sempre un motivo😉