Volpe

𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?

Con oggi inizia una carrellata di spiegoni sulla fauna friulana che vi tocca subire. Sto studiando (termine improprio, ma ci provo) per l’esame regionale di abilitazione alla professione e non c’è modo migliore per approfondire alcuni argomenti, che scriverne. Abbiate pazienza, cercherò di rendere gli argomenti “gustosi”.

Iniziamo con la 𝙫𝙤𝙡𝙥𝙚 (𝘝𝘶𝘭𝘱𝘦𝘴 𝘷𝘶𝘭𝘱𝘦𝘴), mammifero appartenente alla famiglia dei 𝘤𝘢𝘯𝘪𝘥𝘪, carnivora/onnivora opportunista. Si ciba di qualsiasi alimento commestibile. Invertebrati, piccoli mammiferi (anche i cuccioli di nutria), uccelli, uova, piccoli anfibi, rettili, frutti di bosco e di coltivazioni, carogne e prede uccise da altri carnivori.

E’ diffusa in tutto il continente Euroasiatico, cacciabile in Italia durante la stagione venatoria, componente controverso nelle relazioni uomo-fauna selvatica. Da un lato reputata scaltra e intelligente, attivamente dedita a liberare i campi coltivati da roditori dannosi, protagonista solitamente positivo di racconti popolari, miti e leggende. Dall’altro, fautrice di efferati delitti in ambito rurale e contadino, nonché vettore di patologie anche gravi (rabbia silvestre in primis, ma anche rogna e cimurro) che posso affliggere altre specie animali.

La sua prevalente attività notturna in zone antropizzate le consente di passare inosservata, nonostante sia facilmente riconoscibile. Lunga 60-80 cm (coda esclusa), alta 35-40 cm al garrese, con un peso tra 5 e 10 kg. La 𝙘𝙤𝙙𝙖 è la vera discriminante tra questo canide e i cugini sciacalli dorati e lupi. E’ lunga – arriva a toccare terra in posizione da riposo – e folta, di colore bruno-rossastra superiormente, inferiormente assume toni grigio perlati e neri, la punta è bianca. Rappresentando il 40% dell’intera lunghezza dell’animale, la sua funzione è di timone, utilizzata nei repentini cambi di direzione o per stabilizzare salti e atterraggi.

Altro tratto caratteristico della volpe sono le 𝙤𝙧𝙚𝙘𝙘𝙝𝙞𝙚: il colore posteriormente è sempre nero, sono grandi rispetto alla testa e appuntite. Le 𝙯𝙖𝙢𝙥𝙚, brevi e sottili, sono coperte da pelliccia più scura, a formare l’effetto “calzino”, soprattutto nella versione estiva.

E’ un animale territoriale, ma tollerante con altri individui anche dello stesso sesso, se questi si mantengono ai margini del suo areale. Solitario tranne che nel periodo della riproduzione (gennaio/marzo); in tal caso la coppia genitoriale resta assieme per la durata delle cure parentali (fino in autunno). I cuccioli, raggiunti 5 mesi di vita, vengono allontanati e si disperdono sul territorio, a distanze variabili: 5–8 km per le femmine, 25 km per i maschi. Un maschio adulto, per trovare un areale libero da occupare (o da espropriare) può percorrere anche 300 km. L’home range, cioè la superficie occupata dall’individuo dove trova cibo, riparo, un partner e può crescere la prole, si aggira, per entrambi i sessi tra 5 e 15 km². Dipende da disponibilità delle risorse, densità della popolazione, sesso e orografia.

I segni di presenza della volpe sono numerosi, ma chi mi conosce sa che ho una certa predilezione per quelli disgustosi. La volpe usa le proprie deiezioni (o 𝙛𝙖𝙩𝙩𝙚) per marcare il territorio e avvertire incauti visitatori della sua presenza. Le depone lungo i suoi itinerari, in posizione centrale e visibile, a distanze regolari e indicano chiaramente la dieta assunta nelle ultime ore: semi di bacche, ossa, pelo, gusci. Hanno lunghezza variabile, diametro di 1,50 cm circa, sono a segmenti e hanno odore simile a quello emesso dalla puzzola, grazie a una sostanza, secreta da ghiandole perianali, che contiene tioli e tioacetato.

Le tecniche di 𝙘𝙖𝙘𝙘𝙞𝙖 della volpe sono numerose e si adattano alla preda in oggetto. Può attendere per lungo tempo nascosta nell’erba alta i roditori, per poi balzargli addosso dall’alto con un ampio salto. Oppure si finge morto (𝘵𝘢𝘯𝘢𝘵𝘰𝘴𝘪; ne ho accennato qui) o, ancora, 𝘶𝘳𝘪𝘯𝘢 addosso alla preda per indurla a fuggire e rendersi vulnerabile. Più raro è il fenomeno del 𝘴𝘶𝘳𝘱𝘭𝘶𝘴 𝘬𝘪𝘭𝘭𝘪𝘯𝘨, cioè dell’uccisione di un numero di prede molto più alto di quanto la volpe possa mangiare. Ma capita, specie quando le prede si agitano scompostamente e inducono la volpe a tacitarle (ad esempio in un pollaio). In tal caso la sua firma sono le teste mozzate e i corpi sostanzialmente intatti.

Penultima nota singolare: la volpe e il 𝙩𝙖𝙨𝙨𝙤 (𝘔𝘦𝘭𝘦𝘴 𝘮𝘦𝘭𝘦𝘴) occupano nicchie ecologiche simili e sovrapponibili. Spesso si usurpano le tane a vicenda, arrivando però anche a convivere pacificamente, o quasi. Riporto la notizia abbastanza recente di un fotografo naturalista che ha immortalato due carcasse, una di volpe e l’altra di tasso, impegnati entrambi a difendere la propria tana a ogni costo e accomunati dalla stessa sorte.

Termino con un’osservazione oggettiva: la caccia alla volpe. Condotta negli ultimi anni per contenere la diffusione della rabbia silvestre, ne ha ridotto effettivamente il numero, per quel che riguarda gli individui “nostrani”. Ma il territorio offre risorse trofiche tali da sopportare una presenza numericamente molto più alta, favorendo quindi l’arrivo di volpi da regioni limitrofe – Est Europa e Balcani – notoriamente più afflitte dalla rabbia silvestre. Il cane (o la volpe?) che si morde la coda.

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