Zuc Scjaramont, la storia

Nel I sec. a.C. il villaggio entra, volente o nolente, nell’orbita della cultura romana, che perΓ² lascia intatti gli ambienti esistenti e, anzi, apporta migliore difensive elevandolo a vera e propria fortezza. I π™π™€π™’π™–π™£π™ž erigono una serie di torri di avvistamento e terrazzamenti difensivi. E pongono l’abitato al centro di un’articolata rete strategica e logistica utilizzata dall’esercito romano in avanzata verso settentrione.

Anche la “π™‚π™§π™–π™£π™™π™š π˜Ύπ™–π™¨π™–” subisce ammodernamenti: un pavimento in malta, ricoperto da un assito in legno; un tetto in tegole e coppi. Il focolare viene rimosso, compromettendo le sepolture dei feti. Sono tutti elementi indice di una radicale sostituzione dei fruitori del luogo. I nuovi inquilini ignorano le tradizioni e i riti dei precedenti.

Il 270 d.C. Γ¨ una data certa, testimoniata dalla presenza di monete romane (che per abitudine riportano l’effige dell’imperatore in carica, nello specifico di Quintilio), segnata da un evento meteorologico avverso. Il tetto della “π™‚π™§π™–π™£π™™π™š π˜Ύπ™–π™¨π™–” e della π™©π™€π™§π™§π™š 𝙦π™ͺ𝙖𝙙𝙧𝙖𝙩𝙖 crollano. Entrambi sono tempestivamente restaurati e resi funzionali. Il pavimento della casa Γ¨ rialzato, i due ambienti centrali al piano seminterrato sono messi in comunicazione, una struttura al livello superiore Γ¨ collegata tramite scala col piano terra. I muri rinforzati con malta, le pareti intonacate. Nei livelli esplorati e studiati dagli archeologi, riferibili a quegli anni, sono presenti armi e ornamenti che potevano appartenere solo ad abitanti di alto rango militare.

Altra data certa e significativa: il 430 d.C. La fortezza Γ¨ incendiata e distrutta, non si sa ad opera di chi. La vegetazione se ne riappropria (lo rivelano i pollini negli strati di sedimentazione studiati) fino a quando il sito torna ad essere frequentato da pastori e clan famigliari di basso rango sociale. Questi recuperano e riutilizzano i materiali edili dai ruderi delle fortificazioni per costruire ripari di fortuna. I resti repertati dagli studiosi, attribuibili a quell’epoca, parlano di vite misere e precarie. Di animali e uomini alloggiati negli stessi ambienti.

Gli scarti che producono formano uno strato di sedimenti scurissimo, chiamato ‘dark earth’, chiaro indice di un periodo di drastici cambiamenti e di crisi diffusa. Altrove il cristianesimo pare offrire qualche alternativa allo stile di vita di sussistenza. Non cosΓ¬ a Zuc Scjaramont, dove l’unico indizio di cristianizzazione Γ¨ una piccola croce incisa su una pietra posta al piano superiore della “π™‚π™§π™–π™£π™™π™š π˜Ύπ™–π™¨π™–”.

Sono gli anni, quelli, in cui le terre friulane vedono l’arrivo reiterato di popoli di invasori. Vi transitano π˜Όπ™‘π™–π™§π™žπ™˜π™€, re dei Visigoti, nel 401 d.C. e π˜Όπ™©π™©π™žπ™‘π™–, re degli Unni, nel 452 d.C. Importanti cittΓ  e fortificazioni (Zuglio, Invillino, Aquileia) subiscono conquiste e devastazioni. Al villaggio di Zuc Scjaramont non dev’essere andata molto meglio. Nel 650 d.C. crollano le ultime mura rimaste in piedi della “π™‚π™§π™–π™£π™™π™š π˜Ύπ™–π™¨π™–” in seguito a un terremoto. I pastori transumanti utilizzano saltuariamente i ruderi della π™©π™€π™§π™§π™š come bivacco temporaneo. Tutta l’area diventa pascolo e il bosco inizia a riappropriarsi dei terreni incolti.

Risale al X secolo la costruzione di un grande edificio in legno, sopra ciΓ² che restava della “Grande Casa”, sepolta ormai da oltre un metro di sedimenti depositatisi nei secoli. Dai reperti archeologici ritrovati, si pensa che servisse sia come abitazione (ceramiche) che come fienile (pollini). Un incendio lo rade al suolo pochi decenni piΓΉ tardi. Il luogo, chiamato ‘π˜—π˜Άπ˜΄π˜΅π˜°π˜΅π˜’’ ovvero ‘luogo abbandonato’, resterΓ  fino a tempi recenti destinato ad uso agricolo.

Ed eccoci infine giunti all’epoca che segnerΓ  la toponomastica dell’intera area. Tra il XIII e il XIV secolo, sul costone occidentale, sorge un π™˜π™–π™¨π™©π™šπ™‘π™‘π™€ π™’π™šπ™™π™žπ™šπ™«π™–π™‘π™š, probabilmente voluto dal patriarca π™π™–π™žπ™’π™€π™£π™™π™€ π™™π™šπ™‘π™‘π™– π™π™€π™§π™§π™š, in chiara opposizione a quello di Flagogna, edificato a poca distanza. Negli anni 1288 e 1290 si verificano atti di ostilitΓ  tra i due signori. Raimondo della Torre passa a miglior vita nel 1299, giusto in tempo per non assistere all’incendio e distruzione del “suo” castello; che Γ¨ ricostruito e abitato nuovamente nel 1325 dai signori di Forgaria. Ettore di Savorgnan lo da alle fiamme nel 1335, con la scusa che il castello fosse diventato nel frattempo un covo di gente disonesta, dedita al brigantaggio e alle rapine dei mercanti che percorrevano le frequentate, ma poco sicure, vie commerciali lungo l’Arzino e il Tagliamento.

Il 22 giugno 1348 il patriarca Bertrando propone al Parlamento della Patria che in quel luogo non si possa piΓΉ edificare alcun castello, essendo la zona diventata “spelunca latronum” (spelonca di ladri). Si narra che i borghi forgaresi di Grap, Sac e Val siano stati costruiti coi materiali di recupero dei ruderi del castello.

Di tutta questa moltitudine di genti, delle loro vite e delle loro morti, a noi restano oggetti e strutture che le raccontano, che testimoniano il loro ingegno e le capacitΓ  tecniche, la perseveranza e le passioni, gli intrighi e i malaffari. E il Parco Culturale di Castelraimondo che ha l’arduo compito di illustrare a noi l’enorme bagaglio culturale ricevuto in ereditΓ . I Programmi Interreg II e III hanno permesso di allestire il Parco, rendendo fruibile l’intero sito con percorsi e cartellonistica illustrativa.

La mostra permanente degli oggetti rinvenuti nel sito archeologico Γ¨ visitabile con gli orari indicati qui:

https://www.beniculturali.it/luogo/mostra-permanente-zuc-scjaramont-i-segreti-del-colle

Il pieghevole promozionale, lo trovate qui:

http://www.progettodurres.unipr.it/albania/pieghevole%20italiano.pdf

Approfondimenti qui: https://wwwg.uni-klu.ac.at/archeo/archeost/italien/44storia.htm

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La torre quadrata, Zuc Scjaramont
La torre quadrata, Zuc Scjaramont