๐๐จ ๐ฌ๐๐ฉ๐๐ฏ๐ข ๐๐ก๐?
Ma quante cose si imparano sul territorio, chi (o cosa) lo ha abitato, gestito, trasformato o vi รจ transitato, studiando la toponomastica?
Partiamo da Spilimbergo. Una prima attestazione storica del toponimo risale al 1120 (menzionato nello ๐๐ค๐ฉ๐ฆ๐ฅ๐ข๐ณ๐ช๐ฐ ๐ต๐ฐ๐ฑ๐ฐ๐ฏ๐ฐ๐ฎ๐ข๐ด๐ต๐ช๐ค๐ฐ di Giovanni Battista Corgnali, 1187-1956, glottologo udinese) e riporta “๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐”; che diventa, sempre secondo documenti scritti, “๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐” nel 1174 e finalmente “๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐” nel 1204. Ma si trovano anche i toponimi Spingnemberch, Spegnimbergo, Spellimbergi in diversi testi tardo-medievali.
Le forme ๐๐๐๐๐๐๐- e ๐๐๐๐๐๐- coesistono per secoli, ma per i glottologi mal si accordano. Si fa strada la tesi per cui i due toponimi indicassero due distinti manieri con origini e destini diversi. Nello specifico ๐๐๐๐๐๐- potrebbe corrispondere al Spielberg, dal latino ๐๐ฅ๐๐๐ช๐ก๐ช๐ข (luogo di vedetta). Mentre ๐๐๐๐๐๐๐- suggerisce un termine ‘medio alto tedesco’ (vedi spiegone sulla lingua saurana, qui: https://www.tangia.it/saurano/ ) ๐๐ฅ๐๐ฃ๐๐ (nome di uccello, derivato a sua volta dal latino medievale ๐๐๐๐๐๐ ๐ ๐๐๐๐๐๐๐) o a ๐๐ฅ๐๐ฃ๐๐๐ก (tipo di falco). Invece il suffisso “-๐๐๐๐” รจ di derivazione chiaramente tedesca, col significato di “monte, altura, luogo elevato”.
Ma sono le frazioni a regalare delle vere e inattese chicche storiche. Pensiamo a ๐ฝ๐๐จ๐๐๐ก๐๐, toponimo che si declina anche in Baselia (Forni di Sotto), Basoia (Claut), Basaldella (Udine), Baseรนte (Fagagna), Basagliapenta e Basรจleghe (Caorle/Bibione). Hanno tutti la medesima radice: ๐ฝ๐๐จ๐๐ก๐๐๐, che deriva dal greco ๐ฃ๐ข๐ด๐ช๐ญรจ๐ถ๐ด, col significato di ๐ณ๐ฆ, ๐ช๐ฎ๐ฑ๐ฆ๐ณ๐ข๐ต๐ฐ๐ณ๐ฆ, ๐ด๐ฐ๐ท๐ณ๐ข๐ฏ๐ฐ. Ovviamente il basilรจus alloggia nella ๐ฃ๐ข๐ด๐ช๐ญ๐ช๐ฌรฉ, cioรจ in una ๐ณ๐ฆ๐จ๐จ๐ช๐ข, ๐ฆ๐ฅ๐ช๐ง๐ช๐ค๐ช๐ฐ ๐ณ๐ฆ๐จ๐ข๐ญ๐ฆ. I latini ne adottano il termine, ma con un significato laicizzato; la parola ๐ฃ๐ข๐ด๐ช๐ญ๐ช๐ค๐ข indica un ๐ฆ๐ฅ๐ช๐ง๐ช๐ค๐ช๐ฐ ๐ฑ๐ถ๐ฃ๐ฃ๐ญ๐ช๐ค๐ฐ ๐ญ๐ข๐ช๐ค๐ฐ, con grandi sale per le adunanze, come ad esempio del Senato o dei tribunali.
L’avvento del cristianesimo ne muta decisamente il significato: ๐ค๐ฉ๐ช๐ฆ๐ด๐ข, ๐ต๐ฆ๐ฎ๐ฑ๐ช๐ฐ, ๐ฆ๐ฅ๐ช๐ง๐ช๐ค๐ช๐ฐ ๐ฅ๐ช ๐ค๐ถ๐ญ๐ต๐ฐ derivato dalla basilica romana. Il toponimo assume quindi il significato di “๐ฅ๐๐๐จ๐ ๐๐ค๐จ๐ฉ๐ง๐ช๐๐ฉ๐ค ๐๐ฉ๐ฉ๐ค๐ง๐ฃ๐ค ๐ ๐ช๐ฃ๐ ๐๐๐๐๐จ๐”. A Baseglia troviamo una mirabile chiesa dedicata a S. Croce, edificata nel Cinquecento. Sulla facciata esterna campeggia un meraviglioso affresco di San Cristoforo che รจ il protettore dei pellegrini, barcaioli e traghettatori. Non a caso Baseglia si trova poco lontano dall’antico alveo del Tagliamento, nei pressi di uno dei guadi che nei secoli scorsi era attraversato, previa benedizione del Santo, da viaggiatori impavidi.
E finiamo col toponimo meno scontato (non che Spilimbergo e Baseglia lo siano): ๐๐๐๐ค, frazione di Spilimbergo. Il toponimo, documenti storici alla mano, si รจ evoluto da un iniziale ๐ถ๐๐ข๐ (1174), passando per ๐ถ๐๐๐๐ (1182) e ๐ถ๐๐๐ (1204), per finire ai diversi ๐ถ๐๐๐๐ e ๐ถ๐๐๐ (seconda metร del XVI sec.). Si attesta nella grafia attuale verso il 1635.
Il termine รจ di chiara origine longobarda: il ๐๐๐๐๐๐ รจ un terreno bandito, riservato, interdetto. Fa il paio al termine “bando”, anch’esso di origine germanica, gotico nello specifico. I boschi bandi (o banditi) erano riserve di caccia ad uso esclusivo dei nobili o loro feudatari. Ne troviamo, con la toponomastica indicata, tra i boschi planiziali della pianura friulana, ma anche in Carnia. Torniamo a Gaio, che indica piรน ampiamente un terreno, probabilmente destinato ad uso agricolo, sempre di pertinenza delle famiglie nobiliari.
In Friuli VG il toponimo รจ diffuso uniformemente, utilizzato sia per designare localitร campestri o silvestri, piccole borgate ma anche insediamenti consistenti. Il termine indica perรฒ sempre una “riserva” riservata inizialmente ad attivitร signorili, poi anche comunitarie.
E quindi, a Gaio si erano insediati i ๐๐ค๐ฃ๐๐ค๐๐๐ง๐๐? No, i toponimi non sempre testimoniano uno stanziamento residenziale; spesso i termini d’uso comune erano adottati, soprattutto in campo giuridico e agricolo, per identificare con precisione ai tempi in cui le coordinate GPS erano lontani da venire. Mancano, nel caso della Gaio spilimberghese, anche fonti storiche che attestino una presenza documentata e continuativa del popolo dalle lunghe barbe in zona.
In compenso, anche Gaio puรฒ vantare un San Cristoforo, affacciato su un guado del Tagliamento. La chiesa dedicata a San Marco, presenta un portale d’ingresso deliziosamente adorato dai visi di putti angelici, opera del Pilacorte (spiegone qui: https://www.tangia.it/pilacorte/ ). L’affresco del Santo, posto sulla facciata esterna, lo ritrae con un abito riccamente decorato. Giusto per aggiungere meraviglia a stupore, secondo alcuni studiosi il motivo decorativo potrebbe richiamare il “๐จ๐ถ๐จ๐ซ๐ฆ๐ต” carnico. Conoscete l’oggetto indispensabile per le attivitร creative e di sussistenza delle donne carniche? Seguirร ovviamente spiegone dedicato.