Via Flavia, da Muggia ad Aquileia

Percorrere la via Flavia, come progetto embrionale, nasce a dicembre del 2019, grazie a un’amica che si chiama, guarda caso, Alice Flavia. A gennaio ho provato a dargli forma, spargendo la notizia tra amiche e sui social tematici (a questo proposito posso consigliare l’app Blawalk e la pagina FB delle Ragazze in gamba). Ho studiato documenti e itinerari, scelto date e luoghi, ignara che la pandemia si sarebbe abbuttuta sulle nostre esistenze. Poi, a marzo, la clausura imposta dall’emergenza e il progetto sembra sfumare. Ma era destino che la via Flavia la percorressi, proprio con i modi e i tempi immaginati mesi prima. E mi accompagnano quattro ragazze splendide, ottimamente assortite, sulla stessa lunghezza d’onda per cui il Cammino è un amalgama unico fatto da persone, luoghi, atmosfere e sinergie.

Partiamo un sabato mattina da Lazzaretto, consce che saranno 4 tappe (invece delle 5 proposte dai promotori del Cammino) toste, dense e molto probabilmente calde.

La segnaletica della Via Flavia

I primi km scorrono veloci, grazie all’alternarsi di panorami e sentieri, all’entusiasmo, alle aspettative delle camminatrici e alla voglia di conoscere e conoscersi. Ci godiamo la vista sul golfo di Trieste dalle alture di Muggia Vecchia, i profumi delle ginestre e del sottobosco carsico, la brezza marina che, benevolmente, ci accompagnerà per tutta l’avventura.

Il Golfo di Trieste dal sentiero dell’arciduca Lodovico Salvatore, Muggia

A Muggia Vecchia visitiamo la Basilica di S. Maria Assunta e tentiamo di farci timbrare la credenziale. Invano: il sacerdote è assente e la perpetua non è dell’umore più adatto. Poco importa, il parco circostante e gli interni della Basilica valgono bene una visita.

La Basilica di S. Maria Assunta, Muggia Vecchia

Scendiamo da Muggia Vecchia e ci imbattiamo in un’altra costruzione notevole: la Chiesa di S. Sebastiano, lungo la strada del Perdon. Una piccola oasi naturale nel bel mezzo del centro abitato.

La chiesa di San Sebastiano

Per contro, poco oltre, assistiamo allibite al dramma dell’immigrazione clandestina e ad alcuni isolati fenomeni di sfregio degli ambienti naturali che, a nostro avviso, andrebbero preservati e tutelati. Il Cammino è anche questo: toccare con mano la sfavillante bellezza e vulnerabilità della natura e dell’uomo che ne è ospite.

Attraversiamo Muggia alla ricerca di un caffè ristoratore. Ce lo gustiamo proprio di fronte al Duomo.

Duomo di Muggia

Uscendo da Muggia, notiamo – unico appunto che possiamo fare a chi ha riportato a nuova vita la Via Flavia – che le frecce gialle non sono sempre facilmente visibili. Numerose volte, soprattutto agli incroci, la segnaletica riprende solo alcuni metri oltre, costringendoci a imboccare a naso l’una o l’altra diramazione, salvo poi dover ritornare sui nostri passi nel caso della scelta errata. Ci rendiamo conto, però, che gestire la vegetazione in vigoroso e incessante rinfoltimento, gli interventi umani non previsti e il deteriorarsi inevitabile dei manufatti, non è un’impresa da poco, specie per un Cammino così giovane. E’ l’occasione giusta invece per testare il nostro senso dell’orientamento e affidarci anche alla fortuna delle principianti.

Raggiungiamo i rilassanti laghetti di Noghere giusto in tempo per zittire i morsi della fame e affrontare la Val Rosandra rinvigorite e riposate.

I laghetti di Noghere
San Dorligo della Valle

Sospinte da alcuni nuvoloni minacciosi, ci dirigiamo convinte verso Cattinara, dove pernottiamo. Colgo l’occasione delle ritrovate energie, dovute a un’abbondante cena, per proporre alle mie compagne la variante “alta” della seconda tappa. Studiando il percorso originario scaricato dalla pagina Facebook, avevo notato infatti l’alta percentuale di asfalto da calpestare prima di raggiungere il Villaggio del Pescatore, nostro secondo pernotto. Le mie compagne approvano: meglio allungare il Cammino con sentieri meno battuti che respirare gas di scarico e e fare lo slalom tra la folla.

Di buon mattino raggiungiamo Basovizza, dove facciamo merenda con una Carsolina davvero strepitosa

Mmhhhh, buona la Carsolina

Proseguendo lungo viuzze e mulattiere secondarie, arriviamo a Opicina e imbocchiamo la Napoleonica. Scelta più che azzeccata: il fondo sterrato e pianeggiante del sentiero, la costante presenza di ombra e frescura e gli scorci pittoreschi sul golfo triestino ci fanno percorrere i 20 km che ci separano da Sistiana con andatura leggera.

Golfo di Trieste dalla Napoleonica
Torre Piezometrica dell’acquedotto, Sistiana

Ci attende, come ultimo sforzo giornaliero, il sentiero Rilke che ci ripaga abbondantemente della fatica che sta per concludersi.

Il castello di Duino, visto dal sentiero Rilke

Raggiungiamo il Villaggio del Pescatore col refrigerio di due gocce di pioggia, giusto per ricordarci che siamo fortunate ad avere San Pietro dalla nostra. Il secondo pernotto l’ho prenotato in una caratteristica casetta di pescatori, con tanto di “Foglio di ricognizione” della Marina Mercantile Italiana datato 1955 in bella mostra. Anche la cultura si arricchisce, camminando.

Documentazione storica

La terza tappa ci vede orfane per un giorno di una delle camminatrici. Ma non ci abbattiamo di certo, sicure di ritrovarla alla partenza della quarta tappa. Raggiungiamo in fretta le bocche del Timavo e abbiamo modo di apprezzare lo spray anti-insetti, oltre alla peculiarità del corso d’acqua e della zona naturalistica che lo circonda.

Bocche del Timavo, Duino

Le frecce gialle della Via Flavia ci spingono in direzione di Monfalcone. Purtroppo facciamo un po’ di confusione con le tracce, tra quella ufficiale e le varianti, e imbocchiamo la SR 55, piuttosto trafficata e rumorosa. Acceleriamo il passo e ci riposiamo solo dopo aver sottopassato l’autostrada. Il sentiero che ci porterà a Monfalcone ci permette di abbracciare con lo sguardo il cammino già percorso, complice l’aria tersa e alcuni tratti privi di vegetazione. Riconosciamo Muggia, la sagoma dell’ospedale di Cattinara, il santuario del monte Grisa e ci facciamo i complimenti per la perseveranza e lo spirito di condivisione che ci ha portate fin lì. Anche la terza tappa ci regala diverse emozioni: la trincea di Joffre ci ricorda che stiamo attraversando luoghi martoriati da numerosi anni di guerra e contese territoriali.

Trincea Joffre, Monfalcone

Il caffè bevuto in centro a Monfalcone ci rimette al mondo e possiamo dedicarci alla parte prettamente pianeggiante della Via Flavia. Per alzata di mano, preferiamo alcune scorciatoie che ci porteranno più velocemente a Fossalon, terzo pernotto. Però prima ci rilassiamo lungo argini, campi coltivati e piste ciclabili, gustandoci i numerosi scorci delle riserve naturali (Riserva naturale di Valle Cavanata, Riserva naturale della foce dell’Isonzo) che attraversiamo, e riconoscendo flora e fauna uniche e giustamente protette.

Riserva naturale della Foce dell’Isonzo

In perfetto stile “camminatrici” la merenda la consumiamo all’ombra di un enorme salice, sedute comodamente su alcune balle di fieno, a bordo argine. Ci manca poco per giungere a Fossalon, ma l’asfalto, il caldo e i 100 km ormai accumulati nelle gambe ci mettono un po’ di stanchezza addosso. Ed è in questo momento che l’unione fa la forza: pregustarsi una doccia rigenerante e una cena sostanziosa, sdrammatizzare e saper ridere degli inevitabili acciacchi che iniziano a farsi sentire e condividere esperienze simili già vissute, sono gli ingredienti che trasformano un evidente sforzo fisico in un’avventura memorabile. Cena meritata, a base di pesce per le onnivore del gruppo, insalatona per la solita vegetariana, tra tante risate, racconti e ricordi. Dormiamo praticamente a ridosso della riserva naturale della Valle Cavanata e il concerto serale di rane, rospi e gabbiani ci culla fino al meritato sonno.

La riserva naturale della Valle Cavanata

Per l’ultima tappa ci raggiungono nuovamente la quinta camminatrice e, sorpresa molto gradita, pure due novelle “pellegrine”. Saranno anche il loro entusiasmo e freschezza a rendere l’ultima tappa davvero una passeggiata. E’ la tappa più breve, ma anche quella segnata da piccoli e prevedibili fastidi fisici.

Lungomare di Grado

Quindi non ci facciamo mancare numerose soste. Ogni scusa è buona per aggiustarci lo zaino (che sembra ogni giorno più pesante, tanto che sorge il dubbio che qualcuno ce lo zavorri per dispetto), scattare foto al centro storico e alla diga di Grado, scambiare due chiacchiere con chi incrociamo lungo la via. Una menzione d’onore e un rigraziamento di cuore va ad Ariella Colavizza dello staff di Blawalk, che ci viene incontro in biciletta: le sue preziose informazioni ci serviranno a dare forma a progetti futuri.

Basilica di Sant’Eufemia, Grado

La strada è tutta dritta, pianeggiante, assolata e l’idea di raggiungere la mèta diventa la vera forza motrice degli ultimi kilometri.

Verso Aquileia

Già dal ponte intravvediamo il tetto tondo del Campanile della Basilica di Aquileia. Si avvicina lento ma inesorabile e l’allegria nella comitiva riprende slancio, al punto che arriviamo a destinazione con largo anticipo sui tempi previsti. Aggiriamo la Basilica dalla campagna retrostante, potendo quindi osservarla da un punto di vista insolito.

La Basilica di Santa Maria Assunta, Aquileia

E’ una grandissima emozione, un misto di gratitudine, autostima in netta risalita, spirito di condivisione, crescita personale e soddisfazione, giungere nel piazzale antistante alla Basilica. Abbiamo percorso 123 km tutte assieme, tra la natura cangiante, atmosfere rilassanti e stimolanti, spunti di riflessione e racconti di vita vissuta, discutendo di esperienze passate e dando forma a idee future, apprezzando in ognuna di noi gli aspetti peculiari che ci hanno fatto diventare indispensabili protagoniste del nostro Cammino.

Mi sento, anche in nome delle mie compagne, di consigliare la Via Flavia a chi vuole affrontare una nuova esperienza con entusiasmo e curiosità, conoscere i luoghi e le storie che raccontano, incontrare persone con interessi simili ma anche divergenti, osservare con occhi nuovi le interazioni tra uomo e natura, apprezzare la lentezza dei passi e la fatica nelle gambe. Ringrazio chi ha reso possibile la nostra avventura e mi complimento con chi gestisce l’organizzazione e la manutenzione del Cammino; sono certa che i nostri piccoli appunti serviranno come suggerimento per migliorare la sentieristica e non saranno percepiti come critiche sterili; auspico che, chi anche solo intravvede un barlume di opportunità nella Via Flavia per vivere un’esperienza unica, possa dare forma e sostanza al proprio progetto; auguro buoni passi a chi ha già preso la felice decisione di percorrerla.

Troverete notizie, suggerimenti, i file gpx delle tracce, l’elenco delle strutture ricettive, la credenziale e tanti altri documenti utili sulla pagina FB della Via Flavia: https://www.facebook.com/groups/ViaFlavia

La Via Flavia