𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
Il Friuli VG, per la sua posizione geografica, la complessa morfologia e l’altissima diversità di ambienti naturali ospita un gran numero di creature fantastiche, protagonisti di leggende tramandate di generazione in generazione e di fiabe ascoltate al lume di candela. Ai guriuts avevo brevemente accennato qui: https://www.tangia.it/il-goriuda/. Ma considerata l’abbondante documentazione reperita nel frattempo, ritengo opportuno, se non doveroso, dedicare uno spiegone agli gnomi dispettosi dei boschi di Paularo.
La carrellata di racconti sui 𝙂𝙪𝙧𝙞𝙪𝙩𝙨 (o 𝘎𝘰𝘳𝘪𝘶𝘵𝘴, oppure 𝘎𝘶𝘳𝘪𝘶𝘻) ha inizio a Dierico, frazione di Paularo. Pare che vi sorgesse un castello seminterrato, costruito proprio dagli spiritelli dispettosi per nascondere i loro ingenti tesori. O più probabilmente si trattava di un castelliere preromano, storicamente documentato. Il maniero, secondo alcune versioni, sarebbe crollato secoli fa, ma custodirebbe ancora oggi nei sotterranei ori e argenti. I guriuts non sono ovviamente mai troppo distanti dalle rovine e il viandante ignaro, che percorra l’antica strada romana di accesso ai ruderi, potrebbe subire le angherie degli gnomi, intenti a proteggere il territorio da intrusioni sgradite.
Un’altra versione giustifica la progressiva diminuzione della loro presenza sul territorio. Si racconta che un esercito straniero abbia invaso la zona e che si sia reso protagonista di saccheggi e razzie. Avendo inteso dagli abitanti di Paularo che nei sotterranei del castello dei guriuts fosse ammassato un inestimabile tesoro, i soldati minacciarono tutti gli spiritelli catturati perchè confessassero l’esatta ubicazione delle gallerie. Nessuno di loro fiatò e vennero tutti passati a fil di spada. I pochi gnomi scampati al massacro si rifugiarono dapprima nei boschi, poi scomparvero dalla Carnia.
C’è chi invece li colloca ancora oggi in caverne, gole e profondi anfratti che si affacciano a strapiombo sui torrenti e rii della 𝙑𝙖𝙡 𝙙’𝙄𝙣𝙘𝙖𝙧𝙤𝙟𝙤. L’elenco dei luoghi in cui sono stati avvistati è nutrito: Turriee, Tamôsjas, Malinfièr, il Pic di Pala, La Busja di Cacèl, Cjarandauàrc, tra le forre delle Cjaràndas, delle Ruvisjàtas, di Strangois, negli anfratti inaccessibili del Monte Serenâ (Monte Sernio), del Monte Salincjee. Attendono trepidanti l’arrivo degli abitanti dei paesi limitrofi, per seguirli nelle loro attività quotidiane.
Le loro intenzioni sarebbero buone: aiutare uomini e donne a gestire il bosco o ad estrarre tesori minerali dal ventre della Terra. Ma spesso si lasciano trasportare dall’euforia e rivelano il loro carattere dispettoso e monello, compiono piccoli furti e intralciano, loro malgrado, le attività lavorative.
Si palesano anche durante le feste paesane, attirati dall’odore di grappa, che pare essere una loro invenzione e che trangugiano avidamente. Amano la musica e il ballo, scatenandosi soprattutto durante “La Stajare”. Potendo rendersi invisibili a piacimento, il loro turbinare tra la folla festante crea non poco scompiglio. Spesso urtano ignari spettatori o fanno inciampare i ballerini, che rovinano inevitabilmente a terra. In tal caso, più che addossare la responsabilità al tasso alcolico degli astanti, la si attribuisce all’irrequietezza dei guriuts.
La leggendaria presenza dei guriuts nei boschi delle Alpi orientali rivela un bisogno atavico degli abitanti di queste zone remote: quello di impersonare la figura di tutore degli ambienti naturali. Infatti i guriuts sono dediti, oltre alle marachelle, alla custodia del territorio. Raccolgono le sementi delle specie vegetali presenti e le conservano in capienti magazzini, posti negli anfratti più riparati delle caverne; sono in sostanza i protettori del patrimonio genetico vegetale che mettono volentieri a disposizione dell’intera umanità, per scongiurare le carestie che dovessero minacciare le genti del luogo.
Ma soprattutto combattono un personaggio mitologico locale: il “𝘔𝘢𝘭𝘵ò𝘯”. Un gigante iroso e scontroso che scava incessantemente i fianchi dirupati del Rio Orteglàs, per rendere il corso d’acqua ancora più turbolento. I guriuts ripristinano, aggiustano e consolidano, rendendoli nuovamente praticabili, i versanti del rio.
Non disdegnano, come già detto sopra, qualche piccolo furto alimentare nelle abitazioni e orti degli umani, ma sono vegetariani e si nutrono dei prodotti della terra: bacche, noci, radici, erbe selvatiche. Conoscono le proprietà alimurgiche e fitoterapiche delle erbe officinali, praticano l’alchimia e dedicano riti propiziatori al dio Beleno, protettore di boschi e selvaggina.
E’ proprio durante una delle intrusioni in un’abitazione di Paularo, che un guriut fu sorpreso dalla padrona di casa, mentre questo si accingeva a rubare del cibo. La leggenda narra che, catturato e imprigionato sotto una 𝘱𝘢𝘯𝘦𝘳𝘢 (il setaccio della farina) il guriut, pur di avere salva la vita, abbia svelato alla donna la ricetta per i 𝘤𝘫𝘢𝘳𝘴𝘰𝘯𝘴. Qui una ricetta: https://masterchef.sky.it/ricette/la-leggenda-dei-guriuz . Secondo altri, la donna, impietosita dalla magrezza dello gnomo, gli abbia regalato alcuni cjarsons invitandolo a non farsi più rivedere. Il guriut invece tornò sul luogo del delitto dichiarandosi pronto ad aiutare le genti del luogo nei lavori del bosco, dell’orto e dei campi. Da quel giorno cessarono del tutto i furti e le intrusioni degli gnomi ai danni degli umani.
Passiamo all’aspetto antropologico dei guriuts. Il loro nome, così riporta 𝙑𝙖𝙡𝙚𝙣𝙩𝙞𝙣𝙤 𝙊𝙨𝙩𝙚𝙧𝙢𝙖𝙣𝙣, deriva dal latino “𝘤𝘶𝘳𝘪𝘰𝘴𝘶𝘴”, a sottolineare il loro spirito un pò impiccione. Chi li ha visti, li descrive alti poco più di mezzo metro, di costituzione muscolosa ma con arti sgraziati e movenze impacciate, dotati di barba e capelli ispidi e vestiti di abiti in cuoio e insolitamente ingioiellati (la refurtiva delle ruberie). Ma attenti a non deridere il loro aspetto goffo: ai bambini che, durante i racconti sui guriuts, si azzardassero a canzonarli, appariranno in sogno figure terribili, tra cui “𝘰𝘳𝘤𝘰𝘭𝘢𝘵𝘴” e “𝘴𝘵𝘳𝘪𝘪𝘴”.
Nella Val d’Incarojo si possono incontrare numerose rappresentazioni artistiche dei guriuts, sparsi tra aiuole o sugli usci delle abitazioni. La più sgargiante ed encomiabile, per il prezioso e minuzioso lavoro svolto dai volontari, è quella del gruppo “𝙍𝙖𝙫𝙞𝙣𝙞𝙨” (frazione di Paularo) che rielabora il mito dei guriuts, ma non solo, in chiave carnevalesca, dando forma a maschere ed abiti di enorme prestigio. Date un’occhiata al loro sito: https://www.ecomuseomistirs.it/ravinis.
E da ultimo, quattro versi che raccolgono mille impressioni e suggestioni nate dalla leggenda dei guriuts.
Ai sòn i uardians
dal bosc e di ducj i nemai
viodus dai noscjs pups
cui voi da fantasja!
(Sono i guardiani del bosco e di tutti gli animali [da lavoro], visti dai nostri bambini, con gli occhi della fantasia)
ᶠᵒᵗᵒ: ʷʷʷ.ᵐᵒⁿᵈᵒⁱⁿᵗᵃˢᶜᵃ.ⁱᵗ/ʷᵖ⁻ᶜᵒⁿᵗᵉⁿᵗ/ᵘᵖˡᵒᵃᵈˢ/²⁰¹⁷/⁰⁵/ᴳᵘʳⁱᵘᶻ⁻ᶠᵒˡˡᵉᵗᵗᵒ⁻ᵈᵉⁱ⁻ᵇᵒˢᶜʰⁱ⁻ᶠᵒᵗᵒ⁻ᶠᵃᵇⁱᵃⁿᵒ⁻ᶜʳⁱˢᵐᵃ.ʲᵖᵍ