Pierina Savorgnan di Brazzà Cergneu

𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?

I ruderi del castello di Cergneu campeggiano ancora oggi sul colle dell’omonima frazione di Nimis. Ai suoi piedi era stata costruita la dimora signorile dei conti 𝘚𝘢𝘷𝘰𝘳𝘨𝘯𝘢𝘯 𝘥𝘪 𝘉𝘳𝘢𝘻𝘻𝘢’ 𝘊𝘦𝘳𝘨𝘯𝘦𝘶, purtroppo andata distrutta in seguito al sisma del 1976 e mai più ricostruita. Un documento accenna a una “Villa Cergneu” già nel 1170, che passò di mano ai Savorgnan nel 1270. Ma sono gli anni della seconda metà del XIX secolo che risultano interessanti ai fini dell’odierno spiegone. 𝙋𝙞𝙚𝙧𝙞𝙣𝙖 𝙀𝙢𝙢𝙖 𝙙𝙞 𝘽𝙧𝙖𝙯𝙯𝙖’ nasce nel 1846, da madre triestina, Anna Madalen, di estrazione sociale non nobiliare, e padre rampollo della ben nota famiglia aristocratica dei Savorgnan, Lodovico.

La protagonista dello spiegone viene al mondo a Gorizia, allora Impero Austro-Ungarico, tra le dolci colline che affacciano sul golfo di Trieste. Tali ameni spazi e i loro miti climi e erano stati scelti dalla classe nobiliare per trascorrerci lunghi periodi di villeggiatura. Pierina lì assimila con profitto il tedesco, il francese e l’italiano. Gli atti di nascita delle due sorelle maggiori, Giulia (n. 1842) e Lodovica Fortunata (n. 1844), indicano invece Trieste come loro luogo natale.

Lodovico Savorgnan insiste a voler far trascorrere alle tre figlie la loro infanzia e giovinezza a Cergneu. Pierina acquisisce una vasta cultura multidisciplinare e brilla per la facilità con cui allaccia e mantiene relazioni indistintamente con le classi nobiliari, borghesi e proletarie. L’ambiente famigliare, di ampio respiro e incurante della separazione tra classi sociali, permette a Pierina di scegliere l’uomo con cui trascorrerà gran parte della sua esistenza.

Non accetta proposte di matrimonio di convenienza, tantomeno si preoccupa dello scorrere del tempo. Alla soglia dei 30 anni, quando, per i parametri di quegli anni, Pierina pare già avviata a un’esistenza solitaria, conosce 𝙑𝙖𝙡𝙚𝙣𝙩𝙞𝙣𝙤 𝙁𝙡𝙤𝙧𝙚𝙖𝙣𝙪𝙩𝙩𝙞 (in seguito abbreviato in Floreani, cognome più adatto al suo ruolo di consorte di nobildonna). Valentino, contadino di Cergneu Inferiore, è dotato di innegabile bellezza e conquista il cuore di Pierina con gentilezza e passione. Nel 1875 nasce a Udine il loro primogenito 𝙇𝙤𝙙𝙤𝙫𝙞𝙘𝙤 e pochi mesi dopo i due genitori convolano a nozze religiose nella chiesa di Nimis. Nel 1876 sempre a Udine nasce 𝘼𝙣𝙣𝙖 mentre 𝙂𝙞𝙤𝙫𝙖𝙣𝙣𝙞 (n. 1878) e 𝘼𝙡𝙛𝙧𝙚𝙙𝙤 𝙀𝙩𝙩𝙤𝙧𝙚 (n. 1879) vengono alla luce a Cergneu. Quest’ultimo però muore dopo nemmeno un mese.

Gli anni a fine XIX secolo, di quello che oggi è il Friuli VG, sono caratterizzati da estrema povertà e arretratezza culturale e tecnologica. L’emigrazione non è una scelta e costringe la quasi totalità delle famiglie a tentare la fortuna oltreoceano. Pierino e Valentino non possono ignorare le allettanti promesse economiche che si spargono tra le lande desolate della loro madrepatria. Si sposano con rito civile nel comune di Nimis il 25 aprile 1880, riconoscendo i primi quattro figli. La famiglia parte di lì a poco, destinazione New York.

Lì, più precisamente nel 1882 a Manhattan, nasce 𝙂𝙞𝙪𝙡𝙞𝙤 𝙋𝙞𝙚𝙩𝙧𝙤. La parentesi americana dei due coniugi friulani si conclude nel 1883, con il rientro a Nimis, dove, nel 1885, nasce l’ultimogenita 𝙇𝙪𝙘𝙞𝙖. Le immutate condizioni di vita, tra ristrettezze economiche e pregiudizi sociali, obbligano la famiglia a rivolgere le loro attenzioni verso l’estremo oriente. Li attende la Siberia, con i ferventi e brulicanti cantieri sparsi lungo i 600 km della costruenda tratta Circumbaikalica della ferrovia Transiberiana.

Valentino si propone come imprenditore edile, partecipando ed aggiudicandosi alcuni appalti per i tratti ferroviari che percorreranno la sponde del 𝙡𝙖𝙜𝙤 𝘽𝙖𝙞𝙠𝙖𝙡. Pierina – siamo nel 1903 – si stabilisce a Irkutsk, mentre i figli Giovanni e Giulio aiutano il padre nei lavori della galleria “𝘒𝘢𝘵𝘢𝘳𝘨𝘪𝘢𝘯𝘤𝘢”, a circa 17 km dalla stazione di Baikal (porto), dove sono impiegati come cottimisti. La contessa si dedica con passione e competenza alla corrispondenza per i giornali “𝘓𝘢 𝘗𝘢𝘵𝘳𝘪𝘢 𝘥𝘦𝘭 𝘍𝘳𝘪𝘶𝘭𝘪” e “𝘍𝘳𝘦𝘮𝘥𝘦𝘯𝘣𝘭𝘢𝘵𝘵”, avente sede a Berlino. I suoi articoli rassicurano i parenti, rimasti in terra friulana, circa le condizioni di vita e lavoro dei loro cari sparsi in Siberia. Informa anche i corregionali titubanti sulle modalità per raggiungere altri cantieri promettenti nei territori limitrofi. Redige rubriche e almanacchi che illustrano la vita quotidiana e le tradizioni di una terra considerata ostile nell’imaginario collettivo.

Ma scrivere, a Pierina no basta. Di lei raccontano che insegna tedesco e francese ai connazionali e residenti locali, e latino al ginnasio statale. Che, per le competenze acquisite in giovane età, tiene relazioni sociali tra istituzioni locali e operai. Che gestisce pratiche burocratiche e legali, acquista biglietti ferroviari, agevola l’emissione di passaporti per il rientro dei friulani in patria, chiede e ottiene visite mediche, tutto a vantaggio dei meno fortunati. Il missionario gesuita Minocchi, che la incontra a Irkutsk nel 1903, la paragona a “𝘤𝘰𝘯𝘴𝘰𝘭𝘦 𝘪𝘯 𝘵𝘦𝘳𝘳𝘢 𝘚𝘪𝘣𝘦𝘳𝘪𝘢𝘯𝘢”, mentre gli operai italiani la considerano la “𝘮𝘢𝘥𝘳𝘦 𝘥𝘦𝘪 𝘱𝘰𝘷𝘦𝘳𝘪”.

Pierina Savorgnan di Brazzà Cergneu risiede ancora a Irkutsk al momento dello scoppio della 𝙍𝙞𝙫𝙤𝙡𝙪𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙧𝙪𝙨𝙨𝙖. Dopo aver illustrato con obiettività le incoerenze e manchevolezze dell’aristocrazia zarista, racconterà degli orrori visti e vissuti durante i mesi della avanzata bolscevica. Scrive “𝘈𝘶𝘵𝘰𝘤𝘳𝘢𝘻𝘪𝘢, 𝘓𝘪𝘣𝘦𝘳𝘵𝘢’ 𝘦 𝘉𝘰𝘭𝘴𝘤𝘦𝘷𝘪𝘴𝘮𝘰 𝘪𝘯 𝘙𝘶𝘴𝘴𝘪𝘢” non appena raggiunge Cergneu, ad aprile 1920. Il testo verrà pubblicato a puntate sul “La Patria del Friuli” a partire dal giugno 1920. Il punto di vista di Pierina è inappellabile, anche se di parte, considerata la distanza, non solo chilometrica, che divide Irkutsk dalla capitale San Pietroburgo, teatro dei più sanguinosi capitoli della Rivoluzione.

Riporta episodi di violenza inaudita e ingiustificata di cui è stata testimone oculare per le strade di Irkutsk, soprattutto tra l’8 e il 17 dicembre 1917. In quei giorni i bolscevichi stanno invadendo la Siberia Orientale e chiunque accenni a porre un qualsivoglia ostacolo alla loro irrefrenabile sete di potere, viene ferocemente trucidato.

Pierina trascorre la prima notte da incubo, insieme alla figlia Lucia, al pianterreno della loro abitazione, cercando rifugio da pallottole vaganti e granate lanciate tutt’attorno. Nelle notti successive le raggiungono altri profughi; insieme tentano di infondersi coraggio a vicenda e fare fronte comune alle temperature (Pierina riferisce di picchi di -40°C) rigide della stagione, alla fame e alla sete.

Al sesto giorno di occupazione bolscevica, i gruppo di rifugiati viene sgomberato con la forza e indirizzato verso il Gran Hotel cittadino. Lì attenderanno terrorizzati e in miseria l’armistizio (marzo 1918). Nonostante un apparente ritorno alla normalità e all’ordine, Pierina racconta di ingiustizie, violenze e soprusi che affliggeranno il popolo siberiano ancora a lungo.

Il 15 luglio 1919 intraprende il viaggio di ritorno in patria, alla tenera età di 74 anni, salutando i figli Giovanni, Giulio e Lucia. Percorrendo a piedi gran parte dei 2200 chilometri che dividono Irkutsk da Vladivostok, seguendo la ferrovia Transiberiana e in compagnia di altri quattro stranieri, raggiungerà il porto russo poco dopo Natale dello stesso anno. Il 3 febbraio 1920 Pierina sale sulla nave 𝙏𝙚𝙭𝙖𝙨 𝙈𝙖𝙧𝙪 – noleggiata dal Governo italiano – e salpa da Vladivostok, costeggiando la Cina, Singapore, Sri Lanka, Yemen, Egitto.

Durante il lungo viaggio per mare, assiste alla morte per anzianità, aggravata da malattia, di tale 𝙇𝙪𝙞𝙜𝙞 𝙂𝙞𝙤𝙧𝙙𝙖𝙣𝙞, originario di Buja, anche lui sulla via di ritorno in Patria. Sulla ultima di copertina del messalino, gelosamente custodito dal Giordani, lo stesso ha annotato a mano: “𝘖𝘨𝘨𝘪, 𝘪𝘭 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘢𝘯𝘯𝘰 1900, 𝘴𝘧𝘪𝘥𝘢 𝘪 𝘳𝘪𝘨𝘰𝘳𝘪 𝘱𝘪ù 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘯𝘴𝘪 𝘥𝘦𝘭 𝘧𝘳𝘦𝘥𝘥𝘰 𝘪𝘯 𝘶𝘯𝘢 𝘭𝘶𝘨𝘶𝘣𝘳𝘦 𝘦 𝘭𝘰𝘳𝘥𝘢 𝘣𝘢𝘳𝘢𝘤𝘤𝘢 𝘎𝘪𝘰𝘳𝘥𝘢𝘯𝘪 𝘓𝘶𝘪𝘨𝘪, 𝘪𝘯 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘢𝘨𝘯𝘪𝘢 𝘥𝘪 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘪 𝘵𝘳𝘦𝘥𝘪𝘤𝘪 𝘧𝘳𝘪𝘶𝘭𝘢𝘯𝘪 𝘴𝘵𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘳𝘦 𝘢𝘭𝘭𝘦𝘨𝘳𝘪 𝘪𝘯 𝘢𝘴𝘱𝘦𝘵𝘵𝘢𝘵𝘪𝘷𝘢 𝘥𝘪 𝘶𝘯 𝘢𝘷𝘷𝘦𝘯𝘪𝘳𝘦 𝘱𝘳𝘰𝘴𝘱𝘦𝘳𝘰 𝘦 𝘭𝘶𝘤𝘳𝘰𝘴𝘰. 𝘚𝘵𝘢 𝘲𝘶𝘪𝘯𝘥𝘪 𝘢 𝘋𝘪𝘰 𝘪𝘭 𝘢𝘱𝘱𝘳𝘰𝘯𝘵𝘢𝘳𝘤𝘦𝘭𝘰 𝘢𝘭 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘦 𝘯𝘰𝘪 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘪 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘪 𝘳𝘦𝘯𝘥𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘶𝘯𝘪𝘵𝘰 𝘪 𝘳𝘪𝘯𝘨𝘳𝘢𝘻𝘪𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘪. 𝘈𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘪𝘭 𝘤𝘶𝘰𝘳𝘦. 𝘔𝘺𝘴𝘴𝘰𝘷𝘢𝘫𝘢’’.

Pierina approda a Trieste il 15 aprile 1920 e si mette immediatamente in viaggio verso Udine, stavolta in treno. Nel 1899 aveva venduto ai cugini Savorgnan di Brazzà i resti del suo feudo di Cergneu. Si ritrova quindi nel paese natio senza una dimora né rendite che le possano assicurare una dignitosa vecchiaia.

Del marito Valentino si sono perse le tracce, almeno storicamente. Secondo alcuni ricercatori è deceduto in Siberia molti anni prima del ritorno di Pierina in madre Patria. Secondo altri, lui la raggiunge a Cergneu dopo aver sistemato le questioni finanziarie in Siberia e aver salutato i figli rimasti lì. Gli annali riportano di un Valentino Floreani, deceduto all’ospedale di Udine il 27 giugno 1928. Pierina invece, ospite della generosa famiglia Sturma, continua a insegnare lingue e a scrivere articoli e testi. Muore a Nimis il 5 giugno 1936.

Dubito di dover sottolineare l’importanza della contessina nella storia del Friuli e degli emigranti che hanno tenuto alto l’onore della madre Patria anche all’estero. La sua presenza, ovunque essa si trovasse ad operare, ha lenito disagi, portato benessere, favorito la cultura e l’istruzione, infranto tabù e convenzioni.

Il messalino di Luigi Giordani, ritornato a Buja grazie alla premura di Pierina, è il punto focale di un film che vi consiglio caldamente di vedere: “𝘐 𝘋𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘪𝘤𝘢𝘵𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘛𝘳𝘢𝘯𝘴𝘪𝘣𝘦𝘳𝘪𝘢𝘯𝘢” di Christine Rorato. Attendo commenti e considerazioni.

ᶠᵒᵗᵒ ⁽ʳᵘᵈᵉʳⁱ ᵈᵉˡ ᶜᵃˢᵗᵉˡˡᵒ ᵈⁱ ᶜᵉʳᵍⁿᵉᵘ⁾: ʷʷʷ.ᵃʳᶜʰᵉᵒᶜᵃʳᵗᵃᶠᵛᵍ.ⁱᵗ/ᵖᵒʳᵗᶠᵒˡⁱᵒ⁻ᵃʳᵗⁱᶜᵒˡⁱ/ⁿⁱᵐⁱˢ⁻ᵘᵈ⁻ᶠʳᵃᶻ⁻ᶜᵉʳᵍⁿᵉᵘ⁻ᶜᵃˢᵗᵉˡˡᵒ/

I ruderi del castello di Cergneu, ai piedi del quale sorgeva casa Savorgnan, dimora di Pierina Savorgnan di Brazzà Cergneu
I ruderi del castello di Cergneu, ai piedi del quale sorgeva casa Savorgnan, dimora di Pierina Savorgnan di Brazzà Cergneu