Sante Rugo

𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?

𝙎𝙖𝙣𝙩𝙚 𝙍𝙪𝙜𝙤 nasce a Campone in Val Tramontina nel 1877. Le misere condizioni economiche costringono lui e il fratello Felice ad emigrare, negli anni attorno al 1894, con destinazione Cina. Da alcuni documenti emerge la loro maestria nel modellare le croci in pietra con cui adornare le lapidi dei defunti. E’ quindi verosimile che siano assoldati da committenti stranieri proprio con quella qualifica, così richiesta all’estero. Nel 1897 si spostano in Russia, allettati dai compaesani impegnati nella costruzione della ferrovia Transiberiana.

I loro nomi sono iscritti nell’elenco degli operai impegnati nella costruzione di una delle sette gallerie del Gran Khingan, attestandone quindi la presenza su suolo siberiano, lungo la tratta terminale della 𝘊𝘪𝘳𝘤𝘶𝘮-𝘉𝘢𝘪𝘬𝘢𝘭. Ma di Felice, a questo punto si perdono le tracce.

Nel 1906 Sante si sposa con una donna polacca, Valeria Noniszewska, anche lei giunta in Siberia come emigrante, alla ricerca di un lavoro che la riscattasse da una vita di stenti. Dalla loro unione nascono due figli: 𝘼𝙢𝙖𝙣𝙙𝙖 nel 1910 e Evgenija poco dopo. La coppia si trasferisce a Irkutsk, ma i turni di lavoro di Sante, lo tengono lontano dalla famiglia. Di lì a poco Valeria muore e le due figlie vengono affidate a famiglie polacche amiche di Valeria.

Nel 1913 Sante si risposa con la russa Ekaterina Gurova, a cui nasconde inizialmente l’esistenza delle due figlie di primo letto. Di Evgenija si perdono le tracce, al momento in cui la famiglia affidataria rientra in Polonia. Presentata ad Ekaterina la primogenita Amanda, la famiglia allargata si riunisce sotto un unico tetto, sempre ad Irkutsk. Nascono altri due figli: Rodolfo (n. 1914) e Dante (n. 1920).

Nel 1916 la ferrovia Transiberiana è sostanzialmente ultimata e le, fino a pochi anni prima, promettenti occasioni di lavoro ora languono. Sante si reinventa e diventa dapprima 𝘧𝘶𝘰𝘤𝘩𝘪𝘴𝘵𝘢 poi 𝘤𝘶𝘴𝘵𝘰𝘥𝘦 presso uno dei due cinematografi di Irkutsk, il “𝘎𝘪𝘨𝘢𝘯𝘵𝘺” (oppure “𝘖𝘥𝘦𝘰𝘯” secondo altri documenti). Il cinematografo è di proprietà di un italiano, tale Antonio Michele Donatella, originario di San Biagio Saracinisco (Frosinone).

Secondo alcuni documenti Amanda, la primogenita di Sante, si accompagna a un russo, verso il 1928, secondo altri aspettò il 1932. Dalla labile unione – del russo sparirà ogni traccia – nascono due figli. 𝙀𝙙𝙤𝙖𝙧𝙙𝙤 𝙍𝙪𝙜𝙤, nel 1932 (ma forse già nel 1928), ed 𝘼𝙡𝙗𝙞𝙣𝙖 𝙍𝙪𝙜𝙤, nel 1937 (forse 1932). Nel frattempo passano a miglior vita sia Ekaterina, nel 1935, che Sante, nel 1936, in assoluta povertà e solitudine, nell’ospedale di Irkutsk.

Il 1937 è l’anno in cui Stalin rompe i rapporti diplomatici con l’Italia, dichiarando gli italiani “nemici della Madrepatria Russia). Agli italiani residenti in Russia viene “consigliato” di tornare nelle loro terre d’origine, altrimenti li avrebbe attesi qualche gulag nella Siberia più inospitale.

Amanda fa i bagagli e, convinta di potersi aspettare una calda accoglienza nel paese d’origine del padre, parte coi figli, destinazione 𝘾𝙖𝙢𝙥𝙤𝙣𝙚. L’unico mezzo di trasporto accessibile alle povere schiere di disoccupati, migranti e futuri esuli, è il treno. Quello sulle cui rotaie hanno consumato esistenze intere i friulani partiti per “trovare fortuna”. Ricordo che alla fine del XIX secolo il 14% della popolazione friulana risultava espatriata. Si tratta di 80’000 friulani (uomini, donne, bambini) che ogni anno abbandonavano i paesi più disagiati. 4’000 di loro lavorano alla costruzione della Transiberiana, vivendo e morendo in condizioni sociali, di salute ed economici spesso precari.

Torniamo ad Amanda, che arriva a Campone coi figli probabilmente nel 1937. Viene data loro l’opportunità di alloggiare in una casetta, ma manca il lavoro: le ristrettezze economiche e la stentata conoscenza della lingua italiana costringono Amanda a ripartire, alla volta di Livorno. Trattati alla stregua di stranieri, se non addirittura di nemici dell’Italia, nel campo profughi toscano i tre “russi” imparano l’italiano, affrancandosi lentamente dalle condizioni di totale indigenza.

Nel 1940 si trasferiscono a Roma, in un alloggio accanto alla fontana di Trevi. Amanda trova impiego come donna delle pulizie per la direttrice di una scuola per bambini stranieri, in cui viene iscritta Albina. Edoardo invece studia in un collegio per figli di emigranti rientrati in Patria. Non ne conserva un buon ricordo: le vessazioni, gli abusi e le carenze della struttura lo segneranno a vita.

Poco prima del termine della seconda guerra mondiale Edoardo torna a vivere a Roma, da sua madre, lavorando presso la tipografia dell’ “Unità”. Nel 1946 tutti e tre tornano a Campone, trovando occupazioni varie nel Pordenonese. Ma la nostalgia per quella che secondo Amanda è la Madrepatria si fa sentire. Tocca ad Edoardo fare da apripista; il suo desiderio di servire nell’esercito russo viene ascoltato ed esaudito

Parte nel febbraio 1955, accolto ad Irkutsk da uno dei fratellastri di Amanda (o di un fratello di Ekaterina, secondo altri documenti). Alla partenza dalla stazione ferroviaria di Roma – così racconta un articolo trovato in rete – Palmiro Togliatti gli stringe personalmente la mano.

Amanda in questo periodo lascia flebili tracce di sé. Chi la descrive già rientrata in Russia alla fine della seconda guerra mondiale, chi invece la vuole in attesa dell’invito del figlio Edoardo a raggiungerli a Irkustk. Sta di fatto che ad un certo punto della loro esistenza, Amanda e Albina hanno raggiunto Edoardo, che lavora tra mille difficoltà in una fabbrica locale. Subisce lo stigma del traditore anche in Russia, lui “Italiano” rinnegato, senza Patria. Soffre anche di numerose patologie scheletriche che aggravano la sua insofferenza verso questa nuova situazione. Morirà senza aver mai prestato servizio nell’Armata Rossa.

Albina, al suo arrivo in Russia, apprende che quella non sarà solo una vacanza per fare visita ai parenti. La disillusione, accompagnata alla precarietà economica (i tre dormono sul pavimento dell’appartamento in cui sono ospitati) e dai pregiudizi espressi da parenti e concittadini, rendono drammatici i primi anni di vita russa di Albina. La ragazza impara il russo, trova lavoro in una fabbrica di cucito di Irkutsk, si sposa e resta vedova nel volgere di pochi anni.

Amanda muore il 5 novembre 2002, Albina conserva gelosamente foto, documenti, attestati. Sono le uniche radici della sua esistenza travagliata, ma ne fanno anche una fiera combattente per la conservazione delle tradizioni, delle memorie e dei legami di sangue. Tanto da essere nominata “Console onoraria del Friuli”. Vive presumibilmente ancora a Irkutsk: i rapporti, frequenti e intensi con numerose istituzioni friulane, si sono bruscamente interrotti con lo scoppio della guerra russo-ucraina. Pare che Albina abbia suggerito di sospendere ogni interazione italo-sovietica, per la sua salvaguardia personale.

Di granitica certezza rimane la lapide funeraria di Sante Rugo, ancora visitabile nel cimitero di Irkutsk.

P.S. Sulla vita avventurosa di Sante Rugo e discendenti esistono vari documenti e versioni, di prima e seconda mano, di cui almeno tre abbastanza affidabili. Ho avuto parecchie difficoltà a far combaciare date e luoghi, nomi ed eventi. Lo spiegone è il risultato di un lavoro di ricerche collaterali e approfondimenti che mi hanno impegnata a lungo, suscitando in me ulteriore curiosità e bisogno di sapere. Mi auguro che eventuali inesattezze o imprecisioni non suscitino vespai mediatici o critiche improduttive. Ben vengano invece contributi chiarificatori e suggerimenti verificabili, che possano soddisfare la mia curiosità (e forse anche quella del lettore) mai sazia.

Da ultimo ringrazio il mio docente di friulano Zorç per avermi ‘riacceso un ricordo’ e istigata a rovistare in varie librerie, sia fisiche che virtuali. Ovviamente questo non è l’ultimo spiegone sull’argomento.

ᶠᵒᵗᵒ ⁽ˡᵃᵖⁱᵈᵉ ˢᵃⁿᵗᵉ ᴿᵘᵍᵒ⁾: ʷʷʷ.ⁱˡᵖᵒⁿᵗᵉᶜᵒᵈʳᵒⁱᵖᵒ.ⁱᵗ/²⁰⁻ⁱᵗᵃ⁻ᵘⁿ⁻ˢᵃˡᵘᵗᵒ⁻ᵈᵃˡ⁻ᶠᵒʳᵉˢᵗᵉᶠᵒʳˢᵉ⁻ˡᵉᵘˡᵗⁱᵐᵒ⁻ᵖᵉʳ⁻ⁱˡ⁻ᶠʳⁱᵘˡⁱ.ʰᵗᵐˡ?ˢᵉᵗⁱᵈ⁼⁴&ʳᵉᶜᵒʳᵈⁱᵈ⁼¹⁷⁰²⁹
⁽ᴬˡᵇⁱⁿᵃ ᴿᵘᵍᵒ⁾: ʷʷʷ.ᵘᵗᵉˢᵃᶜⁱˡᵉ.ᵇˡᵒᵍˢᵖᵒᵗ.ᶜᵒᵐ/²⁰¹²/¹¹/ˡᵃ⁻ᶠᵉʳʳᵒᵛⁱᵃ⁻ᵗʳᵃⁿˢⁱᵇᵉʳⁱᵃⁿᵃ.ʰᵗᵐˡ

La lapide di Sante Rugo, Irkutsk
La lapide di Sante Rugo, Irkutsk
Albina Rugo